Forse Dovrei Redimermi… Chi Sa

Forse dovrei redimermi… chi sa

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5 years ago
Sul Muro Della Cucina Ho Montato La Scritta Mocambo. Il Risultato Lascia Davvero A Desiderare Ma Andava
Sul Muro Della Cucina Ho Montato La Scritta Mocambo. Il Risultato Lascia Davvero A Desiderare Ma Andava
Sul Muro Della Cucina Ho Montato La Scritta Mocambo. Il Risultato Lascia Davvero A Desiderare Ma Andava
Sul Muro Della Cucina Ho Montato La Scritta Mocambo. Il Risultato Lascia Davvero A Desiderare Ma Andava
Sul Muro Della Cucina Ho Montato La Scritta Mocambo. Il Risultato Lascia Davvero A Desiderare Ma Andava
Sul Muro Della Cucina Ho Montato La Scritta Mocambo. Il Risultato Lascia Davvero A Desiderare Ma Andava

Sul muro della cucina ho montato la scritta Mocambo. Il risultato lascia davvero a desiderare ma andava fatto. Il colore rosa del neon toglie tutto il peso che quel nome si porta dietro. Chissà se Paolo Conte apprezzerebbe, non si tratta solo dei suoi di fallimenti, o di quelli cantati nelle sue canzoni. Ci sono anche i miei e la mia casa ne ha visti parecchi. È il mio Mocambo. Leggo sempre di meno, la batteria del Kindle dura davvero tantissimo che sorpresa. Sopra il letto Totoro mi guarda sereno. Un metro quadrato di erba, l’altro poster, mi ricorda che se mai lo volessi potrei andare fuori a stendermi su un prato ma siamo sinceri, chi ne ha voglia? Il mio letto ha un materasso memory foam e non voglio lasciarlo per troppo tempo da solo perché metti poi che si dimentica di me? Da qualcuno o qualcosa voglio essere ricordato. Non so perché stia bevendo così tanto negli ultimi tempi, è la cosa più facile da fare. Aiuta e tiene idratati. Non mi va di scrivere. Ho scritto 20 storie brevi e ho pronto un progetto che sarà un misto tra video, lettura, teatro, illustrazione e fotografia e ancora non so cosa. Ma c’è tutto. Mancano solo i soldi. Quelli mancano sempre dannati stronzi. C’è chi lo farà insieme a me e vorrei avere soldi per poter dare qualcosa in cambio. Sono svogliato e non presto attenzione alle cose. Succedono una marea di eventi durante una singola giornata e molti passano senza nemmeno sfiorarmi. La mia collezione di videogiochi oramai è gravida e gronda tutto quello che ci ho speso. Ah ecco da dove potevo tirare fuori i soldi per gli altri progetti, che idiota. È molto utile come deterrente quando una ragazza vuole entrare nella mia vita “Ma certo che puoi venire da me, così ti mostro la mia collezione di videogiochi”. E il mio memory foam non deve registrare nuovi ricordi. Il palazzo di fronte lo stanno costruendo da un anno e passa e lo fanno solo nei fine settimana, arrivano gli operai il sabato e la domenica e io penso sia più un hobby per loro. Che questi siano normali lavoratori che invece di andare a fare il bagno al lago hanno la passione per la cazzuola e la malta nei weekend. Fatto sta che li guardo con sospetto. Vado a molte mostre. Vado molto al cinema. Vado molto a bere e qua puoi bere nei cinema. Mi addormento svogliato. Ho un poster che dice “Mir fehlt das Meer”, mi manca il mare. Vorrei tornarci ma questa estate so che sarà l’estate del dopo. La scorsa era stata l’estate del facciamo scorta degli ultimi bei ricordi con i nonni prima che arrivi il momento in cui sarà troppo tardi. Cristo quanto mi sta sul cazzo che sia quasi troppo tardi adesso. Tornare al mare, tornare a Napoli (non riesco a slegare le due cose) vuol dire tornare dove avevo costruito gli ultimi buoni ricordi e adesso si parte con quelli terminali. Non voglio. Posso scegliere di non volere più ricordi oppure è un atto egoista? Quando fa buio guardo gli inquilini del palazzo di fronte, sono tutte famiglie ebree. Alcuni sono turchi. Altri sono indiani. I peggiori sono quelli in mezzo, un appartamento di artisti. Non sono razzista ma… gli artisti… Che palle. A fine mese vado a registrare alcune canzoni del lavoro solista. Non appena saranno pronte, girerò i relativi video. Ogni canzone un video e via, mi hanno detto che funziona così al giorno d’oggi. Fanculo non so manco in che anno siamo. Ah sì quello col numero pari, io li odio i numeri pari. Devo finire di scrivere altre due canzoni per avere uno spettacolo consistente. Lo dico da un po’. Forse lo dico a me stesso per rimandare il momento in cui tutto sarà pronto e non avrò più scuse. Poi si vedrà. Poi sarà il Mocambo. La rivista dove dovevo venire pubblicato in ottobre mi ha rimandato a marzo, ho più tempo per rivedere il testo. Ho una storia iniziata un mese fa a cui manca solo il finale ma la voglia di finirla è andata smarrita. Non so dove andare questa estate. Sai quando davanti hai tutte le possibilità che vuoi e puoi andare in ogni dove e ci sono mille opzioni valide e tu sei fermo, paralizzato, pensi “ma alla fine non si sta male a casa”. Devo comprarmi un condizionatore. Penso. Se resto a casa potrebbe essere utile. Penso troppo e parlo poco. Mi hanno detto che da adesso in poi farà sempre più caldo. Farà sempre per sempre più caldo. Costantemente più caldo finché morte non ci separi. È come nelle relazioni, quando stai con una ma non vuoi proprio lasciarla perché non è malissimo, allora non è che le dici guarda è finita, modifichi l’ambiente attorno, sperando che sia lei da sola a capire che la situazione non è sostenibile e che se ne vada. Rutti di più, fai più discorsi di merda, ti lavi di meno, ti concedi di meno, parli di meno, rendi l’aria pesante. La terra lo fece già una volta in passato con i dinosauri, no ok fu più un meteorite, ma non cambia già una volta mandò via quello che non voleva. Adesso pure noi siamo di troppo, ma non vuole strapparci come un cerotto, no, vuole che diventiamo consapevoli del fatto che non funziona più, è meglio se andate da un’altra parte. Ma dove vado io? Dai per favore non adesso che ho montato la scritta Mocambo in cucina. Quando il neon è acceso fa pure un fischio fastidiosissimo. I 20 euro peggio spesi nella mia vita. Potevo comprare altro alcol.

5 years ago

Triste nota de suicidio.

Pequeña luna, tan resplandeciente en este pequeño viernes trece, hay tantas cosas que tengo que decirte, una de ellas es mi muerte, he decidido hacerlo hoy, sin dañar a quien no se lo merece, la depresión me consume, sé muy bien que lo comprendes.

Estoy ahora como tú, encerrado en mi triste cuarto,  mis ojos sepultados de dolor, no logran controlar el llanto,  que tarde o temprano desaparecerá,  al unirse con la rojienta sangre de mis cortes.

Mis nudillos ya no aguantan,  están cansados de tanto golpear la pared  y no solucionar nada.

Quisiera gritar,  y que la respiración se me entrecorte,  morir de depresión le llaman,  aquellos que se asesinan a cortes.

Sin embargo, no requiero acabar tan mal,  en la vida no sonreí, mi mayor don fue llorar.

El caos en mi cabeza,  empezó a nublarse de pensamientos suicidas,  si los cortes no hicieron nada.  ¿Por qué no terminar a balazos  al poeta roto de la sonrisa fingida?

Pequeña luna, ahora lo he recordado,  aquella cita que me rompió el alma,  a mis pensamientos ha llegado:  “No era poesía, simplemente retrataba,  no inventaba versos, eran peligrosas armas,  capaces de destruir consigo su triste insensibilidad humana.”

Mi cuaderno lleno de poesía,  sin polvo se ha quedado,  ¿Cuántos recuerdos y heridas traerá ahora  que le escriba entre esas inestables hojas que la depresión ha ganado?

Nadie podría haber sido tan buena como lo eras tú, desde el primer día hasta ahora, me cuidaste, sin importar como fuera a terminar en un futuro. Moriré contigo, sin importar lo que la gente diga, ¿A quién llamarán huérfano si ya no estaré con vida? ¿De qué te sirve necesitarme por las noches? Si cuando estoy no me notas. No tiene apuro, no tiene caso, morir es la solución, debido a tanto fracaso. Mi ausencia será el punto de equilibrio, cuando intentes buscarme, y sin respiración te quedes, si me convertiste en tu muso, déjame ir, cual verso entre agonía se muere. El dolor explota en mi mente, la música ya no me llena, este verso ha quedado solo, como mi hermana aquel verano, junto a sus notas de primavera.

Fuiste el brillo que se acercó, intentando ayudarme, te alejaste al darte cuenta, que el desastre no siempre es lo mismo que el arte.

Te eternice en escritos para que puedas recordarme, como aquel triste poeta, que debido a su inestabilidad  ha decidido suicidarse.

Deja que muera, no vas a extrañarme, bien dijiste aquel día, no le cuentes tus problemas a la gente, disípalos por tu parte.

No lo había notado, pequeña luna pero mi poesía estaba rota desde hace mucho tiempo atrás.

Mis letras me suicidaron  en cada verso roto de estas simples hojas…

Lo siento.   Apenas logro trazar nuevos versos, me he desgastado tanto,  que mis dedos han quedado obsoletos.

Sin embargo…

Quiero escribir con sangre, esta última cita: “Ya no quedan minutos de poema,  el poeta se ha suicidado”.

— Manuel Ignacio.

5 years ago
PER TUTTE LE RAGAZZE CHE NON MANGIANO, CHE VANNO DA SCHIFO A SCUOLA E CHE SI FANNO DEL MALE DA SOLE

PER TUTTE LE RAGAZZE CHE NON MANGIANO, CHE VANNO DA SCHIFO A SCUOLA E CHE SI FANNO DEL MALE DA SOLE

Facevo uno sport un po’ di merda. Lo amavo con tutto il mio cuore, lo amo ancora a dire il vero, ma è uno sport di merda. Il problema è questo: negli sport minori non esiste l’amatoriale. O è agonismo o è agonismo. Per farsi rispettare, per dimostrare che anche il nostro è uno sport che conta, bisogna spaccare i culi alle gare. La mia prima allenatrice, quando pattinava ancora, era passata agli europei nella categoria quartetti.

Lei era un po’ più grossa delle altre tre.

Le hanno affiancato un nutrizionista che le ha detto di tenere un diario dove scrivere tutti i giorni quello che mangiava. Poi prima di ogni allenamento la pesavano. Davanti a tutti. La sua dieta era una questione pubblica. Le mettevano pressioni.

E lei dimagriva. Dimagriva. Dimagriva.

Ma agli europei non c’è mai andata. Mangiava talmente poco che non si reggeva più in piedi agli allenamenti. Era convinta di non avere il fiato e la forza delle altre ragazze perché era troppo grassa. E mangiava ancora meno.

Un giorno il suo piccolo corpicino si spezzò in due.

Si ruppe una gamba facendo un semplice passo di pattinaggio. E agli europei non ci andò mai.

La società cercò di insabbiare in tutti i modi la cosa, i dirigenti non potevano ammettere che la sua anoressia fosse causata dalle loro pressioni. Ma nonostante quello che era successo, continuarono a comportarsi così.

Il mio primo anno di gare, chiesero ad una mia compagna durante l’allenamento quanto mangiasse durante il giorno, così davanti a tutti.

La sentii piangere in bagno finito l’allenamento.

Quell’anno perdemmo le gare, non passammo nemmeno agli italiani. E io quella ragazza non l’ho più rivista.

L’anno seguente raddoppiarono gli allenamenti. E io cominciai ad andare male a scuola. Ero la più piccola del mio gruppo. Le altre o non andavano più a scuola, o frequentavano istituti privati. Io ero al liceo classico. Quando parlai ai dirigenti dei miei problemi mi risposero che avevo tutta la vita davanti per studiare e andare bene a scuola, ma per vincere le gare avevo solo quella occasione.

Venni bocciata e passai ad una scuola più semplice.

L’anno seguente iniziai ad avere problemi alle ginocchia, come tutte le pattinatrici. L’ortopedico mi disse che avrei dovuto smettere, almeno per sei mesi, e poi riprendere un po’ alla volta. L’allenatrice però faceva fare allenamenti extra a me e alle altre con problemi fisici. Diceva che i dolori venivano perché non eravamo abbastanza preparate fisicamente. Ci dava anche esercizi da fare a casa, di potenziamento muscolare.

I dolori erano forti, ma io tenevo botta, era troppo importante.

L’anno seguente morì mia nonna. Io stavo andando ad allenamento quando mi chiamò mia mamma per dirmelo. Ci fu un lungo silenzio.

Poi lei disse: “Cosa fai adesso?” E io: “Vado ad allenamento”

La mia famiglia non la prese molto bene. Mi costrinsero a saltare un allenamento per andare al funerale.

Il giorno dopo, in pista, davanti a tutti, l’allenatrice iniziò a sgridarmi per non essermi presentata il giorno prima. Sapeva benissimo il motivo, ma non faceva altro che dirmi che non potevo permettermi di comportarmi in quel modo. Cercavo di difendermi, spiegavo che era stata la mia famiglia a costringermi, che io non volevo andare. Alla fine disse:

“Devi fare una scelta: o la famiglia o il pattinaggio”

“E io scelgo di mandarti a fanculo”.

Presi il borsone e me ne andai via per sempre.

Piansi tantissimo. La mia vita aveva perso il suo scopo. Le giornate mi sembravo vuote.

Qualche mese dopo vidi le mie amiche in televisione, agli europei d’Olanda, con la consapevolezza che sarei potuta essere lì.

Ed ero contenta così.

Iniziai a vedere la cosa da lontano, da un punto di vista più distaccato. Amavo pattinare, ma quel mondo era uno schifo. E non me ne ero mai resa davvero conto finché non ne sono uscita.

Per cosa lo stavo facendo? Per cosa stavo distruggendo il mio corpo e il mio futuro? Per essere la campionessa sconosciuta di uno sport di cui non gliene frega un cazzo a nessuno?

Sembrava tutto così importante prima. Sembrava tutto così importante. Sembrava l’unica cosa che importasse davvero.

Sembrava.

5 years ago
Julio Campal, Calligramme, N.d. [EINA – Centre Universitari De Disseny I Art De Barcelona]

Julio Campal, Calligramme, n.d. [EINA – Centre Universitari de Disseny i Art de Barcelona]

5 years ago

quando l'avvocato arriva e ti comunica che la mattina dopo dovrai occuparti tu di uno sfratto, procedura che in quest'anno di pratica non hai visto nemmeno per sbaglio, e si raccomanda di fare tutto per bene quando tu non hai la minima idea delle fasi da seguire, ecco quello è un buon momento per farsi prendere dall'ansia.

5 years ago
Me As A Character

me as a character

5 years ago

Voi due tornerete sempre a riprendervi. Non importa di chi ci sarà al vostro fianco, non chiuderete mai quella porta. Non sarete mai pronti a dire addio. Ci sono persone che semplicemente non sono fatte per perdersi. Siete solo troppo codardi per ammettere che la felicità siete voi due insieme, separati siete persi.

Me.

5 years ago
“Quando Vinceranno I Sogni, Quando Morirà La Realtà, Lì Saremo Felici.”

“Quando vinceranno i sogni, quando morirà la realtà, lì saremo felici.”

5 years ago

Sorriso scolpito, questi manco m'hanno capito

Noyz 60secondi

5 years ago

İnan şu an corona konuşacak halde değilim melis yarağım taş gibi oldu ya off

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reginaldtj - Rydel Heineman
Rydel Heineman

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