solo lacrime, pianti disperati e sangue.
𝗣𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲🙋♂️🔪
la triste verità…
-29•06•2018
E poi ho pensato: la conclusione di tutto questo è che non capisco. Ecco perché le parole non dicono quello che io voglio che dicano. Perché io stesso non capisco.
- @ilragazzoluna
❝ 𝘝𝘰𝘳𝘳𝘦𝘪 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘥𝘰𝘷𝘦𝘳𝘮𝘪 𝘴𝘷𝘦𝘨𝘭𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘪.𝘝𝘰𝘳𝘳𝘦𝘪 𝘮𝘰𝘳𝘪𝘳𝘦..
𝘌𝘥 𝘦̀ 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘰̀ 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦̀ 𝘰𝘳𝘮𝘢𝘪
𝘝𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘦̀ 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘪𝘯𝘶𝘵𝘪𝘭𝘦
𝘐𝘯𝘶𝘵𝘪𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘮𝘦...
𝘓𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘪𝘯𝘶𝘵𝘪𝘭𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘦𝘳𝘷𝘰𝘯𝘰
𝘓𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘷𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘮𝘦..
𝘕𝘰𝘯 𝘷𝘰𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘴𝘰𝘧𝘧𝘳𝘪𝘳𝘦..
𝘈𝘥𝘥𝘪𝘰 . . . ❞
Fanno bene ad insultarmi.
Sono inutile 𝙚 𝙙𝙚𝙫𝙤 𝙢𝙤𝙧𝙞𝙧𝙚 . .
Ho chiuso la porta del bagno a chive. Il mio cuore è vetro: ad ogni battito si incrina, e so che presto andrà in frantumi. Mi fa male il petto. Così tanto male da non riuscire a respirare. Da vedere tutto sfocato. I miei occhi sono diventati pozzanghere e la luce giallastra delle lampadine sullo specchio li fa tremolare. Mi appoggio al lavandino di peso, come se dovessi vomitare. Le mie mani stringono il bordo con talmente tanta forza da sbiancare le nocche e indolenzire i palmi.
Tutto ciò che riesco a masticare fra i denti è “perché?”. Si, perché io? Cosa c’è che non va in me?
Le lacrime bollenti mi scavano le guance, congiungendosi al mento e cadono chiazzando la porcellana bianca del lavandino.
Non è sempre stato così, sapete? Un tempo anche io avevo delle amiche. Avevo qualcuno che mi voleva bene e con cui mi sentivo a casa. Che mi telefonava il venerdì sera e con cui uscivo il sabato pomeriggio. Un tempo anche io ricevevo gli auguri, il giorno del mio compleanno. Anch’io ricevevo gli inviti per andare alle feste, al cinema, alle pizzate. Non sedevo mai sola sul bus, o in classe. Anche io avevo una galleria di foto in cui i miei sorrisi erano sinceri, e la maggior parte erano mosse perché mentre le scattavo non riuscivo a smettere di ridere.
E poi cosa è successo?
Scrollo la testa. È sul punto di scoppiare. Le tempie mi pulsano e il mio stomaco continua ad attorcigliarsi in un nodo sempre più stretto.
Non ho idea di come sia finita completamente sola. Ma è successo. E quando si è soli, si è deboli, si è più vulnerabili. Nessuno crede in noi, o si preoccupa per noi. E quindi nessuno ci difende o ci protegge, se qualcuno ci fa del male. Ed è esattamente ciò che sta succedendo a me, da troppo tempo.
Ogni giorno è una guerra che io puntualmente perdo. Si, sto parlando proprio di voi. So che voi leggerete questa lettera, siete sempre super informati su di me, sbaglio?
Vi ricordate come iniziaste? Io si, mi guardavate di sottecchi e parlottavate a bassa voce tra voi, quando mi vedavate arrivare alla fermata del bus, e il veleno nella vostra bocca ve la contorceva in un ghigno orribile. Poi siete passati alle spinte, alle scenate, ad attirare l’attenzione per avere un pubblico da intrattenere, mentre mi deridevate.
Vorrei togliermi una curiosità, come diavolo fate ad avere un cuore così duro, da non essere in grado di provare alcuna pietà?
So benissimo di avere tanti difetti, ovunque. Difetti che per quanto ci provo non riesco mai a nascondere del tutto. Ma voi li puntavate uno ad uno, degradandoli e deturpandoli ulteriormente, e la vostra voce diventava cosi appuntita da provocarmi un dolore fisico, viscerale. Voi non siete in grado di provare quel delicato sentimento che è l’amore, altrimenti non avreste mai creato una pagina Instagram in cui caricare tutte le foto che mi fate di nascosto, con commenti osceni e insulti raccapriccianti.
Mi avete sempre chiamato troia, ma io non ho mai dato nemmeno il primo bacio. Mi avete sempre chiamato grassa, cicciona, e mi fotografavate le cosce per dimostrarmelo. Ma io non mangiavo quasi niente da settimane. Avete sempre detto che i miei occhi erano tristi e sbiaditi, come un vecchio tappeto impolverato, e che tutto ciò che si poteva provare incrociando il mio sguardo sarebbe stato sempre e solo schifo. Ma io portavo i capelli sciolti sul volto per nasconderli.
Avete sempre detto così tante cose su di me. Ma io non ho mai trovato il coraggio di denunciarvi, di andare dalla polizia e fare i vostri nomi, perché ho sempre avuto paura delle conseguenze. Ho sempre temuto che vi sareste vendicati e mi avreste fatto del male. E una parte di me era convinta di meritarsi il vostro odio, la vostra rabbia, perché era un pallido riflesso della mia, di rabbia, di odio. Mi odio per aver allontanato le persone a cui volevo bene, per aver rovinato tante amicizie e non aver lottato per le cose a cui tenevo. E mai, questo, potrò perdonarmelo. Ma ora so che quello che io nutro nei miei confronti non può giustificare o attenuare in alcun modo le vostre becere azioni.
È stato ciò che è accaduto oggi, ad avermi dato la spinta di fare ciò che sto per fare. Perché queste situazioni, per quanto ci si possa illudere di resistere alle pressioni psicologiche, e fino all'ultimo si cerchi di restare aggrappati alla propria vita, persino coi denti, con le unghie, con ogni briciolo di forza che è rimasta in corpo, arriverà sempre, sempre, un punto in cui ci spezzeremo in un modo che, non importa quanto amore potremo ricevere in futuro, non ci aggiusteremo più. E resteremo spezzati per sempre.
Sapete benissimo a cosa mi riferisco.
Ma nonostante tutto, non voglio che la mia morte sia inutile e invisibile come lo è stata la mia vita.
Motivo per cui questa lettera la pubblicherò online, così che tutti possano leggere e conoscere che cosa si prova a subire bullismo. Quanto le vittime si sentano inermi, paralizzate, sfinite. Quanto si sentano svuotate, costrette a non provare più nulla, perché se vivessero ogni orribile emozione che i bulli gli infliggono, finirebbero per impazzire, strappandosi la pelle con le loro stesse mani, e i capelli, e gli occhi, demolendosi pezzo per pezzo, perché non c’è nulla che vada bene in loro, è tutto da buttare, tutto da cancellare e dimenticare.
Per me è davvero troppo tardi, e non mi è rimasto più nessuno. O forse non ho più voglia di combattere. Probabilmente entrambi. Mi sento abbandonata persino dai miei genitori, che così presi dal lavoro e dai loro, di problemi, non si sono resi conto dei miei. Tentai di accennare qualcosa, e mi risposero che “ero abbastanza grande da poter risolvere i miei problemi da sola”, che loro non mi hanno insegnato a essere in balia degli altri, e ad affrontare le cose di petto.
Sinceramente, credo non si sia mai abbastanza grandi per risolvere il bullismo da soli. Perché va sconfitto assieme, a gruppo, a squadra.
Prendo la lametta. La stringo fra l’indice e il pollice fino a ferirmi, fino a tracciamo una sottile linea rossa. Sembra disegnata con la penna. È fredda e dura.
Con la mia morte non voglio dire che il bullismo mi ha schiacciata e sconfitto. Perché non mi sto rivolgendo ai bulli. Mi sto rivolgendo a tutti gli altri, che sono sempre rimasti fermi, e si sono voltato dalla parte opposta. Mi sto rivolgendo agli insegnanti che non lo vogliono trattare a scuola perché “non sanno come spiegarlo” e non ci provano nemmeno. Mi sto rivolgendo a chi mi ha lasciato a terra dopo che mi avevano pestato. A chi segue quella pagina di mie foto senza nemmeno conoscermi. A chi ride alle loro battute mentre io piango. Voi, voi mi avete uccisa. Il mio sangue è colpa vostra.
Ps. ai cari bulli. Vi auguro davvero che i vostri figli non subiscano mai ciò che voi avete fatto passare a me: non riuscireste mai più a convivere con voi stessi.
-Alessia Alpi, scritta da me.
Volevoimparareavolare on tumblr
::🍙::𝗨𝗻 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼,𝘂𝗻 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗼 𝗽𝗼̀ 𝗱𝗶 𝘀𝗼𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮...😬
- sʜʏɴ🔭
𝘌 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘦̀ 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 . . .
a volte mi ricordo che generalmente le persone non pensano ogni giorno a suicidarsi e questa cosa mi fa davvero strano, tipo ehi ma seriamente? per me è tutto così normale che ha smesso di fare paura o preoccuparmi già da parecchio tempo
- Non provo più niente
sono in apatia totale . .
彡🖇️彡┆❝ᴛᴜᴛᴛᴏ ǫᴜᴇsᴛᴏ ɴᴏɴ ᴄᴀᴍʙɪᴇʀᴀ̀ ᴍᴀɪ...ɴᴏɴ ᴘᴏᴛʀᴀ̀ ᴍᴀɪ ᴍɪɢʟɪᴏʀᴀʀᴇ ᴇ ᴅᴏᴠʀᴏ̀ sᴏғғʀɪʀᴇ ᴘᴇʀ sᴇᴍᴘʀᴇ...➷❞
-sʜʏɴ 🔭
彡🖇️彡┆❝ᴀ ǫᴜᴇʟʟᴇ ᴘᴇʀsᴏɴᴇ ᴄʜᴇ ᴅɪᴄᴏɴᴏ:ᴄɪ sᴀʀᴀ̀ ғɪɴᴇ ᴀʟ ᴛᴜᴏ ᴅᴏʟᴏʀᴇ,ᴛᴜᴛᴛᴏ ʙᴇɴᴇ!...sɪ sʙᴀɢʟɪᴀɴᴏ,ɴᴏɴ ᴄ'ᴇ̀ ғɪɴᴇ ᴀʟ ᴘᴇɢɢɪᴏ... ➷❞
-sʜʏɴ 🔭
Mamma, la mia depressione è un mostro: un giorno è piccola quanto una formica nel palmo di un orso, il giorno dopo è l’orso, in quei momenti mi sento morta finché l’orso va via e mi lascia da sola. Chiamo i giorni difficili “giorni bui”. Mamma dice “allora prova ad accendere qualche candela”, ma appena vedo una candela penso solamente a quanto sarebbe bello buttarmi sulla fiamma e prendere fuoco. I cimiteri sono pieni di candele. Inoltre non ho paura del buio… ed è proprio questo una parte del problema. Mamma dice “pensavo che il problema fosse che non riesci ad alzarti dal letto”. Ed è così, è vero. Ci sono mattine in cui non ci riesco. Mi mancano le forze, qualcuno ha staccato la corrente, non ho energia, l’ansia mi stringe forte e mi tiene inchiodata lì, prigioniera della mia stessa casa, prigioniera di me stessa. Mamma dice “da dove viene quest’ansia?” . L’ansia è la cugina lontana che viene ogni tanto in città e, ovviamente, la depressione si sente obbligata ad invitarla alla festa. Mamma, la festa sono io. Mamma dice “perché non provi realmente ad andare a qualche festa?”. Certo, io faccio sempre programmi per la serata, ma non voglio andarci. Faccio programmi perché so che dovrei andarci, lo so, qualche volta mi viene voglia di uscire davvero… il fatto è che non è molto divertente divertirsi quando non hai per niente voglia di divertirti. “Ma così incontri i tuoi amici” mamma dice. Amici? Quali amici? Come faccio a farmi degli amici se appena incontro una persona nuova penso che non mi devo affezionare, perché tanto se ne andrà via e io rimarrò delusa. La cosa ridicola è che alla fine mi ci affeziono davvero, ne divento dipendente e diventa tutto un casino. Non riesco a percepire l’amore, non sento i sentimenti degli altri, non ci riesco. Mi vuoi bene? Sì, lo so, la mia mente oggettivamente lo sa, ma non è quello che mi arriva dentro. Mamma dice “sei solo un po’ paranoica, non hai ancora trovato le persone giuste”. Sì, sì lo sono! Sono paranoica nelle relazioni, vivo con la paura costante di essere abbandonata e nella mia testa c’è solo “non ci tiene a te” “non ci tiene a te”. Quindi allontano tutti, ma vorrei qualcuno al mio fianco, ho bisogno di affetto, ma tengo lontano tutti perché non voglio soffrire ancora. Mamma dice “esageri, sei drammatica, è normale avere il cuore spezzato alla tua età”. Mamma, non c’è nulla di normale in me. Non c’è nulla di sano, di bello, sono solo un enorme disastro. Non esagero, sembro drammatica perché quello che provo è cento volte superiore a quello che provi tu o gli altri. Ho un amplificatore addosso, è tutto di più, tutto troppo e io non lo so gestire. Ogni cosa mi ferisce, i dettagli mi spezzano, vivo dentro a un tornado di emozioni che mi sconvolgono e mi sbattono al muro ogni volta. Mamma dice “devi stare tranquilla”. Mi calmo solo se mi riempio di xanax, lui ormai è l’unica cosa vera. Va molto d’accordo con la vodka, a volte li prendo insieme e diventa tutto più leggero. Si spegne la mente e per un po’ mi vedo sorridente finché collasso nel letto e qua tutto ricomincia. Sai, mamma, ogni notte l’insonnia mi trascina tra le sue braccia e rimango immobile con lei a fissare il soffitto. Mamma dice “prova a contare le pecore oppure disegna”, ma la mia mente riesce solo a contare tutti gli sbagli che ho commesso e i motivi per cui dovrei morire al più presto. I pensieri si moltiplicano e diventano un oceano in tempesta in cui però non posso annegare, io sono lì in mezzo in balia delle onde che mi fanno bruciare gli occhi. E gli unici disegni che faccio sono sulla mia pelle, in rosso, usando la lametta come matita. Piango, vorrei essere felice. Mamma dice “la felicità è una scelta”. ma non ho mai scelto di cadere così in fondo, non ho deciso io di vivere nell’inferno sulla terra. Non sorrido più, non rido più, il dolore fa parte della mia routine. La felicità? Non la immagino neanche. Sai cos’altro non riesco ad immaginare mamma? Me stessa. Non so chi sono, non so cosa voglio fare, sono persa in un oblio senza fine. Faccio un passo, sprofondo nel vuoto. Mamma dice “basta riempire quel vuoto”. C’è un mucchio di ossa, della pelle rovinata, un cuore che purtroppo batte ancora… nient’altro. Il vuoto è intorno a me e dentro di me. Mi chiedo sono viva? Questo è disumano e io sono sola. A volte provo a riempire quel vuoto con il cibo, mangio e mangio, sto meglio ma è un’illusione. Dopo il vomito mi corrode lo stomaco, vuole uscire fuori a tutti i costi e io non lo trattengo.
Così un giorno mamma mi ha detto “vuoi suicidarti? Non hai paura di morire?”
Mamma non aveva capito, mamma ancora non ha capito. Mi ricordo quando ho aperto gli occhi nella sala emergenze del pronto soccorso, i polsi fasciati, le flebo al braccio, il “bip bip”, le telecamere, il sangue ovunque sul lettino.
Mamma mi ricordo ancora le tue urla, hai visto le mie cicatrici, hai gridato “sei un mostro, non sei mia figlia”.