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3 years ago

“sei una cvetina, una cvetina, una cvetina” -

3 years ago

| (Mal)funziona-menti |

Scrivo questo post per prendermi del tempo, perché ho necessità di ordinare il complesso emotivo nato in seguito al maltempo che sta distruggendo la città in cui sono nata e cresciuta.

È dal 25 ottobre che Catania e i territori limitrofi sono investiti da ciò che i mezzi di comunicazione di massa hanno chiamato “stato di calamità”, “ci aspettano altre ore complicate”, “nubifragio” o “disastro maltempo”. Parole ed espressioni che cercano di riassumere il profondo disagio che sta vivendo il territorio.

Penso a quanto sia automatico trovare qualcuno a cui addossare la colpa per quello che sta accadendo. Si potrebbe incolpare X, perché non ha prestato attenzione alle previsioni del meteo; si potrebbe accusare Y, perché costruisce abusivamente; o forse Z che non si è occupato a sufficienza della manutenzione fognaria del comune. Mi chiedo che senso ha costruire una narrazione che insista sulle cause anziché sugli sviluppi, primeggiando il processo da fare per le insufficienze e per i disservizi?

Lo so che la mia realtà è caratterizzata da “problemi strutturali" e “carenze”. Ne ho preso coscienza quando, nel lontano 2018, ho visto la neve per la prima volta a Bologna. La neve aveva invaso i portici e il parco vicino casa, e sinceramente avevo pensato al peggio. Nel giro di una manciata di minuti però si era presentato un camion spazzaneve e tutto era ritornato alla normalità.

Non voglio modulare i miei pensieri attraverso il divario nord-sud, infatti questa situazione che sto vivendo non ha solo (ri)-portato a galla i limiti e le ristrettezze di contesto, ma anche tutto il sudiciume nato dalla noncuranza degli attori sociali. E tutto questo mi spinge a ragionare su quanto sia difficile ‘far funzionare le cose’. Come si può pensare di ‘far funzionare le cose’ se si vive in un regime del rimandare o della presa di coscienza posticipata?

Curare una città non dovrebbe essere una competenza che rientra nelle skills degli ingegneri o dei tecnici, bensì dovrebbe essere un ambito co-curato, insieme alla partecipazione degli umanisti e degli attori sociali. Per ‘curare la città’ ci dovrebbero essere delle iniziative dal basso, pensate per normalizzare la cura degli ambienti collettivi, come se fossero degli spazi domestici.

Mi spiego meglio.

Noto che c’è una ‘contraddizione’ tra i miei concittadini, in quanto da una lato sacralizzano gli spazi di casa, che vengono organizzati in piccole bomboniere; dall’altro però agli spazi pubblici non vengono rivolte le stesse attenzioni.

Le persone non si dovrebbero educare a campagne promozionali, perché la gente che viene intercettata è sempre poca o non partecipa perché nutre indifferenza verso quelle attività. Per educare alla cura, si dovrebbero conoscere e osservare le abitudini degli attori sociali, per elaborare ‘risposte di contesto’ che si avvicinano alle pratiche quotidiane. Infatti, la letteratura scientifica mostra che nessuno cambiamento è effettivo se ci sono imposizioni. Per cui, la normalizzazione della cura degli ambienti condivisi sarà, forse, attuabile se si originano risposte che partano dall’inclusione e dal coinvolgimento degli attori sociali…

Riconosco che le mie parole e i miei pensieri sono superflui, perché penso alle vite distrutte o ai “sacrifici di una vita” che si sono azzerati, e dunque dovrei semplicemente ascoltare e interrompere questa farneticazione idealista. Ma in cuor mio so che queste non sono “farneticazioni”, ma il prodotto della mia formazione universitaria, che mi ha insegnato a capire che contributo posso dare alla realtà a cui appartengo.


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3 years ago

Cosa accadrebbe, se un nuovo resoconto agitasse le conclusioni desunte?

3 years ago

12/07/21 13:54

Buon giorno appuntidicampo.

Parto subito con un paio di premesse. La prima è che adoro il tuo blog per svariate ragioni e credo che all'interno di questa piattaforma sia il mio preferito, me lo sono spulciato tutto e non ti nego che per capirli alcuni ho dovuto rileggerli più volte, la seconda è che io sono totalmente ignorante riguardo l'antropologia e prima di leggere il tuo blog non sapevo manco l'esistenza di questa strana parola, perciò i ragionamenti che ti sto per scrivere sono privi di fondamento scientifico e sono nati di spontanea volontà, aggiungo inoltre che non sono per nulla certo se gli argomenti che tratterò fanno parte del tuo campo di studi. Lo scopo per la quale ti scrivo è perché spero che tu mi possa essere di aiuto a dare un ordine ai miei pensieri, un nome, qualche riferimento e inoltre voglio sapere la tua preziosa opinione in merito, ti chiedo gentilmente di essere il più diretta possibile e di non farti alcun tipo di scrupoli a dirmi se i miei pensieri sono idioti o non hanno un filo logico. Detto ciò passiamo alla reale ragione per la quale ti ho scritto.

Insomma, questo pensiero mi è nato a seguito della vittoria degli Europei da parte dell'Italia. Il ragionamento che mi sono fatto è il seguente: l'entusiasmo e il buon umore generale per aver vinto l'Europeo, nonostante questa vittoria non influisca minimamente sulla nostra quotidianità, mi fa pensare che lo sport non è altro che un mezzo più civile rispetto a tanti altri, per dare sfogo alla nostra incessante, arrogante e umana voglia di prevalere sul prossimo, su un'altra "razza", il doversi sentire superiore al di sopra di ogni cosa. Sono arrivato a questa conclusione perché ho presupposto che esista questo bisogno umano di prevalere, altrimenti non mi spiegherei il perché nella storia ci siano state così tante guerre, del perché esista il razzismo e tante belle cose dalla quale l'umanità ne è afflitta. Penso che lo sport abbia un ruolo fondamentale per la nostra società e credo che sia un'ottima valvola di sfogo per questi istinti irrazionali e totalmente umani.

Spero di averti spiegato abbastanza chiaramente il mio punto di vista anche se devo ammettere che è la prima volta in assoluto che condivido con qualcuno questo tipo di pensieri. Vorrai perdonarmi se ti risulto banale e poco chiaro. In questo momento mi sento come nel tuo recente meme molto simpatico con il gattino truccato da pagliaccio.

In attesa di altri tuoi interessantissimi post!

Lettore anonimo SB.

P.S.= spesso metto like ai tuoi post, non considerare i like come un numero perché per quanto mi riguarda i ragionamenti che esponi sono molto più preziosi di un semplice numero

Buona sera Lettore anonimo SB,

Sei stato troppo gentile con le lodi, ma sono una disgraziata fra tanti. Mi farebbe piacere individuarti, per ringraziarti direttamente e non rivolgermi ad un generico anonimo. Non ti biasimo, infatti all'Universitá mi insegnano ad avere una certa attenzione verso i pensieri e le parole delle persone: la privacy è una questione delicata.

Volgendo l’attenzione alle questioni da te sollevate: credo che questa cosa del «prevalere sull’altro» sia da ricondurre alla tradizione storica, religiosa e culturale dell’Occidente. I rapporti si consumano assimetrica-mente: vincitore/perdente, vittima/carnefice, colonizzato/colonizzatore. È impensabile uscire da queste logiche duali, è troppo faticoso pensarla diversamente. Vorrei capire: tu come la pensi su questo punto? Avverti anche tu questo? Vedo che, nella nostra società, i rapporti umani vengono vissuti così.

Per ciò che riguarda, invece, lo «sport come mezzo civile per disciplinare gli impulsi»: non saprei risponderti. Si potrebbe consultare una letteratura di stampo psicologico ed etnografico, che indaghi il significato dello sport nei giocatori e tifosi... sai per avere una visione meno riduttiva o semplicistica.

Non so se quello che ti ho scritto ti aiuterà a “disciplinare” e a far chiarezza tra i tuoi pensieri... Magari si apriranno altri spunti di riflessione… fammi sapere, se ti va.

Ciao.

3 years ago
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Let me know if I’ve got a chance of ever finding true romance. Let me know how long I’ll wait to meet the guy who’ll share my fate

Masculin, féminin (1966) Jean-Luc Godard

2 years ago

12:32.

La conoscenza inizia dal rifiuto dei conosci-menti teorici.


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3 years ago

|| 7 dicembre

Stavo pensando agli intellettuali di sinistra (che tanto sottolineo) o ai rappresentati di tale ideologia che partono dal presupposto che ciò che stanno facendo é virtuoso e moralmente valido perché "é di sinistra". Come si è arrivati ad accettare che quello che fanno e pensano é socialmente e culturalmente valido? Questo non é un attacco, quanto più una riflessione ad alta voce sull'impostazione delle categorie culturali e politiche del mio contesto sociale.

Mi chiedo, se questi netti posiziona-menti mi stanno facendo tralasciare possibilità, sperimentazioni o percorsi interpretativi.

3 years ago

Stavo provando ad erudirmi con qualcosa di diverso (è un testo di critica cinematografica), ma c'è sempre di mezzo questa antropologia:

Stavo Provando Ad Erudirmi Con Qualcosa Di Diverso (è Un Testo Di Critica Cinematografica), Ma C'è

sono io a controllare le cose o loro controllano me?

3 years ago

New word of the day “progressive rock”.

(anche se sinceramente in italiano suona meglio “rock progressivo”).

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|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

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