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2 years ago

Per noia leggo Il mito dell'interioritá (Jervis). Essendo cresciuta con una visione essenzialmente idealizzata e stereotipata della psicologia: scopro che questo libro decostruisce anni di lezioni e contenuti liofilizzati.

Ora ho 1234567 congetture. Nutro un forte cUlTuRal SHoCk, come quando da baby-girl, durante le lezioni sulla creazione del nostro 💗pianeta💗 non riuscivo a capire chi avesse ragione: i disonauri o la suora?

Per Noia Leggo Il Mito Dell'interioritá (Jervis). Essendo Cresciuta Con Una Visione Essenzialmente Idealizzata
Per Noia Leggo Il Mito Dell'interioritá (Jervis). Essendo Cresciuta Con Una Visione Essenzialmente Idealizzata
Per Noia Leggo Il Mito Dell'interioritá (Jervis). Essendo Cresciuta Con Una Visione Essenzialmente Idealizzata

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mito dell'interiorità

3 years ago

|| lagne e vicissitudini umane ||

Certe volte vorrei astenermi dal conoscere “cose di antropologia”, perché cado nell’errore di usare la mia formazione professionale per risolvere questioni che, forse, richiederebbero altri approcci e disposizioni. In queste volte vorrei sradicare e disintegrare le metodologie e gli apparati concettuali che sostanziano il pensiero perché possono trasformarsi in una minorazione e ostacolare il processo conoscitivo.

Mi chiedo a questo punto se non sia arrivato il tempo di riflettere sistematicamente sui limiti del mestiere dell’umanista.


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3 years ago

When continui a trascrivere e decidi di specificare “morosa”.

When Continui A Trascrivere E Decidi Di Specificare “morosa”.

Lo so. Sarà uno scritto ad uso e consumo del Nord, per alcuni sarà inutile questa precisazione, ma OH:

1. sono sicula;

2. voglio provare l’ebbrezza dell’antropologo che annota tutto, come facevano quegli etnologi di fine ‘800 che, entrando in contatto con i popoli extra-occidentali, scrivevano monografie zeppe di note.

(ps: se qualcun* del Nord si sente di aggiungere altro, magari sull’etimologia, è ben accett*!)


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3 years ago

rule number 2

Rule Number 2

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3 years ago
Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.

Piero: Buonasera.

Vittoria: Sera.

Piero: Cosa stavi scrivendo?

Vittoria: Traduco un po' di roba dallo spagnolo.

Piero: Ah! E come si dice in spagnolo che vorrei salire da te?

Vittoria: Si dice che non puoi. Brutta lingua lo spagnolo, eh.

Piero: Io non capisco perché dobbiamo perdere il tempo così.

Vittoria: Neanch'io.

Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.

Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.

L'Eclisse, 1962, Michelangelo Antonioni


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3 years ago

23 Agosto || prendere spunto da Barbara Millicent Robert

Ero al supermercato ed ho visto questa bambola.

23 Agosto || Prendere Spunto Da Barbara Millicent Robert
23 Agosto || Prendere Spunto Da Barbara Millicent Robert

Ha catturato sin da subito la mia attenzione, perché è una Barbie diversa da quelle con cui sono cresciuta. Non avrei mai pensato che questo oggetto fosse l’espressione dei canoni estetici del mio contesto culturale. Ho dovuto aspettare "Antropologia culturale" (primo esame universitario. Che ricordi awww💖) per comprendere quanto quella bambola fosse un prodotto culturale ed artificiale, grazie al saggio di Elizabeth Chin “On the Butt Size of Barbie”.

Osservo questa bambola e penso “Che figata. Guarda un po’ il capitalismo. Fa qualcosa di produttivo e funzionale”. Torno a casa e inizio a documentarmi. Scopro che si tratta di una linea realizzata dalla Mattel, casa produttrice, per sensibilizzare alla diversità e promuovere l’inclusività.

Potevo sottrarmi a sproloquiare...? Ognuno ha le proprie croci. Minchiaterie a parte.

Risulta chiaro che con questa operazione la Mattel si allinea e risente del dibattito culturale del nostro tempo. Ritengo che questa campagna non sia un prodotto del pensiero mainstream o politically correct, ha invece del potenziale, qualcosa da non sottovalutare insomma.

Concepire e produrre una bambola che sia calva, sulla sedia a rotelle o con la vitiligine non è soltanto un'azione volta a far identificare una categoria di persone o per evitare che vengano paturnie alle bambine, perché non sono magre e bionde. Secondo me invece spinge ad "un abituarsi alla differenza", ecco dove sta l'operazione di normalizzazione; per far entrare le persone in un mindset diverso; per evitare che l'attenzione si concentri sulla differenza, per andare oltre il fatto e provare a guardare oltre. Perché se cresci con la normalizzazione della differenza, di conseguenza potrai vedere altro.

Io trovo che questa linea di Barbie sia qualcosa di geniale, perché fin troppo spesso si parla di tematiche sensibili attraverso la retorica e il moralismo. Perché non sensibilizzare a partire dal quotidiano? A tal ragione, ripenso agli studi di Jean-Pierre Warnier sulla materialità e sugli oggetti. L’etnologo francese afferma che gli oggetti sono dotati di una propria ‘agentività’, sono capaci di influenzarci e di modificare il nostro modo di concepire il mondo. Per cui se a quattro anni trovavo ‘normale’ che la Barbie dovesse essere bionda, magra, le generazioni successive guarderanno senza malizia la diversità che segna e caratterizza i nostri giorni.


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3 years ago

15 giugno

coraggio & lumini

Oggi ho fatto il vaccino anti-Covid ed è stato un momento «interessante» per i miei  svalvo(la)-menti.

Le parti più curiose sono state 1) la compilazione dell’anamnesi e 2) l'incontro con il dottore.

Questo perché ho ripensato:

1) al corso di Metodologia della ricerca etnografica, la prima regola che mi è stata insegnata è: “quando si fanno le domande non siate tendenziosi ed evitate TASSATIVAMENTE le domande si/no” => L’anamnesi in questione è tipo un foglio excel, nel quale devi rispondere a domande ”si/no”;

2) alle lezioni di antropologia medica; quando il prof. insisteva sulla natura asimmetrica del rapporto medico-paziente. Infatti, l'incontro con il mio medico è stato esilarante. Mentre lo inondavo di domande segnate sul mio post-it, notavo come lo legittimassi a depositario di alcune conoscenze...

Non voglio star qui a polemizzare, né a rimpiangere che questa scheda anamnestica non sia stata supervisionata da un team di antropologi… Ma riflettevo sul ruolo del paziente in questa campagna vaccinale.

La mia identità, il mio punto di vista è stato essenzialmente nullo. Mi chiedo dove lo Stato ha creato opportunità per illuminare e dirigere la mia coscienza al di là del raggiungimento dell’immunità di gregge.

Non so come la vedi tu che leggi, sarei curiosa di capirlo... per quanto mi riguarda non sono proprio riuscita ad andare al di là del “lo sto facendo per riavere la mia libertà e la mia quotidianità”. Se ci penso sono una personcina schifosamente individualista. Lo Stato, che ha pensato questa campagna vaccinale, perché non è riuscito a fornirmi i “giusti mezzi” per farmi vivere questo momento al di là degli obblighi, delle insicurezze, degli "egoismi"? Per aiutarmi a stimolare uno spirito di comunità e un senso di appartenenza?

11 months ago
Se Si Chiedesse Di Spiegarne Il Perché Sinceramente, Ricevereste In Cambio Un Niente

Se si chiedesse di spiegarne il perché sinceramente, ricevereste in cambio un niente

2 years ago

NESSUNO.

PROPRIO NESSUNO.

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NESSUNO.

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|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

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