15 Giugno

15 giugno

coraggio & lumini

Oggi ho fatto il vaccino anti-Covid ed è stato un momento «interessante» per i miei  svalvo(la)-menti.

Le parti più curiose sono state 1) la compilazione dell’anamnesi e 2) l'incontro con il dottore.

Questo perché ho ripensato:

1) al corso di Metodologia della ricerca etnografica, la prima regola che mi è stata insegnata è: “quando si fanno le domande non siate tendenziosi ed evitate TASSATIVAMENTE le domande si/no” => L’anamnesi in questione è tipo un foglio excel, nel quale devi rispondere a domande ”si/no”;

2) alle lezioni di antropologia medica; quando il prof. insisteva sulla natura asimmetrica del rapporto medico-paziente. Infatti, l'incontro con il mio medico è stato esilarante. Mentre lo inondavo di domande segnate sul mio post-it, notavo come lo legittimassi a depositario di alcune conoscenze...

Non voglio star qui a polemizzare, né a rimpiangere che questa scheda anamnestica non sia stata supervisionata da un team di antropologi… Ma riflettevo sul ruolo del paziente in questa campagna vaccinale.

La mia identità, il mio punto di vista è stato essenzialmente nullo. Mi chiedo dove lo Stato ha creato opportunità per illuminare e dirigere la mia coscienza al di là del raggiungimento dell’immunità di gregge.

Non so come la vedi tu che leggi, sarei curiosa di capirlo... per quanto mi riguarda non sono proprio riuscita ad andare al di là del “lo sto facendo per riavere la mia libertà e la mia quotidianità”. Se ci penso sono una personcina schifosamente individualista. Lo Stato, che ha pensato questa campagna vaccinale, perché non è riuscito a fornirmi i “giusti mezzi” per farmi vivere questo momento al di là degli obblighi, delle insicurezze, degli "egoismi"? Per aiutarmi a stimolare uno spirito di comunità e un senso di appartenenza?

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3 years ago

Lettore anonimo SB buonasera,

Ho ragionato sulle questioni che mi hai sottoposto.

1. argomento tesi: sicuramente le immagini avevano un potere e veicolavano un linguaggio. I frati francescani le usavano perché si erano resi conto che queste avevano del potenziale ai fini dell'evangelizzazione. Anche perché lo scoglio principale nel rendere gli indigeni dei bravi e ubbidienti cattolici era proprio di tipo linguistico. Si pensava così che le immagini potessero accorciare i tempi. Infatti, le immagini sacre erano dei dispostivi per rendere concreti e tangibili i concetti astratti della religione cattolica. Certamente è stata una violenza nei confronti degli indigeni, pensa a questo scenario: viene uno dal nulla e sbum ti dice che devi convertirti, brucia e distrugge i tuoi idoli, quello in cui credi, le tue statue, i feticci, per imporre qualcosa che tu non hai i mezzi concettuali per capire. Non perché sei poco intelligente, ma perché è qualcosa di estraneo al tuo contesto culturale e religioso. Tra l'altro questi frati hanno pure distrutto un sacco di manoscritti sacri, artistici. AAAAA. Io non ci voglio nemmeno pensare, mi sento un'angoscia dentro solo a pensarci. C'è comunque una parte tra questi indigeni che cercò di "reagire". Alcuni tra loro entrarono nelle grazie dei missionari francescani, lavorando nelle scuole come artisti e pittori per realizzare i dipinti sacri. I casi però erano davvero pochi. Anche perché c'era molto sfruttamento e razzismo da parte degli spagnoli e dei frati.

2. La questione che mi poni sulla tecnologia mh, guarda io ti consiglierei di leggere Etnografia in Bottiglia di Roberta Bonetti. È un bellissimo libro che racconta come l'antropologo entra nei contesti scolastici. In particolare una tematica che emerge è proprio quella della tecnologia. Sicuramente i cellulari, i pc, i tablet hanno un impatto nella nostra vita. Ma dobbiamo sempre criticarli? L'antropologa, facendo ricerca tra i ragazzi e gli adolescenti, più che demonizzare questi apparecchi ci invita inanzitutto a vedere come vedono e vivono la tecnologia gli adolescenti, per spronare ad un uso più consapevole. Quale saranno i disagi degli adulti di domani mh chiedo a te: come mai pensi questo? Perché la declini al negativo?

Non so se ti possa bastare o che trovi le mie risposte esaustive.

14/07/21 20:05

Buonasera appuntidicampo! Qui il tuo lettore anonimo SB.

Mi sono preso un po' di tempo per leggere la tua risposta con calma per poterti rispondere con attenzione in modo da potermi esporre al meglio la mia idea.

La tua tesi di laurea triennale mi sembra molto interessante e dall'esempio che hai apportato devo dire che non sono rimasto particolarmente meravigliato dal fatto che da parte di alcuni esponenti religiosi cristiani, pur di arrivare all'indottrinamento religioso, abbiano addottato dei mezzi così futili come delle immagini, d'altronde è risaputo che ci sono stati metodi molto più brutali e violenti pur di arrivare allo scopo, ma questo penso sia un altro discorso di cui potremmo parlarne per giorni. Volevo però sapere di più a riguardo all'esempio che mi hai citato. Come hanno accolto inizialmente gli indigeni le informazioni che gli venivano passate? Hanno accolto di loro spontanea volontà la fede Cristiana?

Il mio punto di vista comunque sul rapporto tra occidentali e il resto del globo rimane quello che ti ho citato nel "ask" precedente, che rimane comunque abbastanza concorde con il tuo. Gli occidentali hanno avuto in passato la tendenza di prevalere e schiacciare le altre culture e temo che sia tutt'ora così, anche se probabilmente il tutto viene camuffato un pochino di più. La cosa mi fa pensare a un'altra caratteristica dell'essere umano. Essere più sviluppati a livello tecnologico lo fa sentire superiore agli altri, anche se, a mio umilissimo parere da persona totalmente ignorante in materia, ho l'impressione che ci renda meno autosufficienti... Eccolo un altro argomento che mi piacerebbe approfondire e sapere cosa ne pensi tu e cosa dicono i tuoi studi sull'antropologia: spesso osservo la mia sorellina, ci passiamo 13anni, attualmente ora lei ne ha 10. Ho l'impressione che la tecnologia le stia offuscando parecchio la mente sulla percezione della realtà, ma ho notato osservando gli altri bambini suoi coetanei che purtroppo è un problema molto frequente. Mi chiedevo, quali saranno i disagi culturali e sociali degli adulti di domani? In antropologia sono stati fatti degli studi in merito, delle previsioni? Spero sia chiara la domanda e di aver sollevato un quesito che sia inerente alla tua materia di studi.

In conclusione, volevo chiederti se ti trovi bene a scambiarci opinioni tramite degli ask anonimi. Se preferisci ti posso contattare in privato e continuiamo i nostri confronti lì. Per favore però non dirmi "vedi te per me è uguale" e lasciare a me la scelta, il blog è il tuo ed ho il timore che i miei ask possano contaminare secondo la tua percezione lo stile del tuo blog.. grazie per la tua attenzione e buona serata!

Lettore anonimo SB

Ciao Lettore anonimo SB,

E' sempre un piacere leggerti e che trovi tempo per articolare al meglio i tuoi pensieri. Tranquillo, non contamini, i tuoi contributi "abbeliscono" e arricchiscono il mio blog, stimolando alla riflessione.

Con la tua risposta, sollevi molteplici questioni che richiedono tempo e studi, adesso non ho risposte. Spero che comprenderai: ti aggiornerò nei giorni successivi o sennò sentiti libero di contattarmi in privato, per una risposta più immediata e fluida. Anche se, ritengo che sia produttivo e interessante creare dibattiti pubblici, per coinvolgere un bacino più ampio di gente, come è stato nel post sulla vittoria italiana del campionato europeo.

Ag aggiornar(c)i.

3 years ago

|| L(a-scesa) ||

Una goccia sta scendendo dritta dritta verso il basso. Ne segue un'altra. Queste non sono fredde, come ci si aspetterebbe, bensì sono calde, quasi bollenti. Ne corre giù un’altra ancora, discendendo lentamente come se portasse con sé un peso. La discesa delle gocce non si arresta: è un fiume in piena.

È come se si stesse verificando la condizione della ruminazione mentale. Si presenta una macchia, che tende a espandersi e a egemonizzare, prepotente-mente, l’intero spazio. La mente viene così assaltata da costanti: le promesse infrante, le congiunzioni non pervenute, l’utopia pacifista che tarda ad arrivare, l’arresto dei sensi, la natura cattiva, le farneticazioni, gli egoismi, le megalomanie dell’ego. I pensieri scorrono e non si possono più fermare. Per quante volte si cerchi di rintracciare le origini e le cause, né l'atto di fede né lo studio speculativo sono in grado di gestire l’intero processo. Forse lo si potrebbe tollerare attraverso una spassionata ricerca, un’attività intellettuale che lenisce e acquieta quei costanti e asfissianti flussi.


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3 years ago

| Da una questione di in(sensibilità) datata 31 dicembre |

Tutto è iniziato da una mia seccatura.

Mi trovo nella piazza centrale di una cittadina siciliana, visto che è stato organizzato il mercato locale. È un campo che ben si presta alle osservazioni culturali, alla conservazione e alla riproduzione dei rapporti sociali che la pandemia da Covid-19 sta facendo scomparire.

| Da Una Questione Di In(sensibilità) Datata 31 Dicembre |
| Da Una Questione Di In(sensibilità) Datata 31 Dicembre |
| Da Una Questione Di In(sensibilità) Datata 31 Dicembre |

Nello stand dedicato ai prodotti caseari e agli insaccati, stanno venendo soddisfatte le richieste di un anziano signore. Immaginatelo con la sua coppola, con il suo pantalone grigio scuro in flanella, con la sua marcata cadenza dialettale e con il suo modo di parlare “antico”, che durante l’articolazione dei discorsi fa ricorso a proverbi e frasi tratte dalla saggezza popolare. Si trova lì per acquistare generi alimentari che, poi, consumerà in prossimità delle feste. Tra lui e il salumiere si sta instaurando una forma di dialogo confidenziale, che lo spinge a voler conoscere la storia, la provenienza e la ‘corretta’ consumazione del formaggio… forse sarà un antropologo in pensione, dato che la peculiarità del lavoro antropologico consiste nel «tormentare le persone intelligenti con domande stupide (Geertz 1988, 40)». Comunque, il salumiere risponde con professionalità ed empatia. Nel frattempo che si sta consumando lo “scambio” etnografico sul pecorino dei Nebrodi: si sta formando una lunga coda di persone.

Nonostante il forte senso di irritazione, penso alla socialità che si sta manifestando. Questa riesce a prosperare perché mi ritrovo all'interno di un ristretto contesto di provincia, con un rimo di vita meno frenetico e propizio all'incontro del prossimo. Le "minuziose" questioni che pone l'anziano sono il frutto di una consuetudine sociale, dato che:

«la condizione umana non è pensabile se non in termini di organizzazione sociale. L’apprendimento di routine, l’acquisizione di abitudini che s’incarnano nello spirito e nel corpo, dispensano gli uomini dalla necessità di riflettere prendere decisioni in ogni momento. Gran parte dei nostri comportamenti sfuggono alla rappresentazione cosciente, pur obbedendo comunque a regole, pur seguendo un modo adeguato di comportarsi in società. Il senso è incorporato e non rappresentato (Augé, Colleyn 2004, 15, 16)».

Di conseguenza, in questa epoca si delineano nuove pratiche che portano a ripensare il rapporto tra commerciante e cliente, il quale é vissuto maggiormente a livello individuale, come avviene nei market online e “anonimi”. Durante l’acquisto degli articoli, difficilmente, si manifestano le condizioni per acquisire conoscenze fornite dai produttori. Il punto, adesso, non è la svalutazione e il boicottaggio di queste iniziative, ma è necessario ripensarle in chiave critico-sociale:

«Non credo che il comfort vada demonizzato: è stato desiderato e inseguito dall’umanità perché genera innegabili piacevolezze. Interrogare la comodità ha senso perché il processo che l’ha generata è stato sottratto a un esame approfondito sulle conseguenze sensoriali della diffusione degli attuali regimi di consumo. L’umanità contemporanea è stata abituata a non avere dubbi sul fatto che la storia tecnica sia stata un’evoluzione positiva: il passato rappresenta ciò che è arretrato, primitivo, fondato sull’ignoranza; il presente adopera le conoscenze accumulate per migliorare la vita e risolvere innumerevoli disagi; il futuro è teso verso un ulteriore perfezionamento scientifico e tecnologico che spazzerà via, definitivamente le rimanenti limitazioni al benessere umano. Con ossessionante monotonia, e in maniera più o meno subdola, implicita, acritica, mistificata, i promotori dell’ipertecnologia ci inducono a credere che il tragitto esistenziale umano, nel corso della storia, e in particolare nella sua fase moderna e contemporanea, sia da apprezzare come benefico, giusto, vantaggioso, morale, utile (Boni 2014)».

Dunque, queste pratiche che circolano nella nostra esistenza: che ripercussioni hanno con il passare del tempo, in particolare sulla relazione umana? Come mai ci stanno spingendo ad una sua disassuefazione?

Bibliografia

Augé M., Colleyn J.P., 2004, L’antropologia del mondo contemporaneo.

Boni S., 2014, Homo comfort. Il superamento tecnologico della fatica e le sue conseguenze.

Geertz C., 1988, Interpretazione di culture.


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3 years ago

4.06.2021

Relazionandomi con l’altro e di conseguenza, relazionandomi anche con me stessa, sto arrivando ad una considerazione. È importante da riconoscere, sempre, a se stessi e agli altri «cosa si vuole». Perché il resto è un inutile e malsano tentativo di farneticazione ego-orientata.


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3 years ago

Movi-menti

L'emozione è un fenomeno sociale che deriva dall’interpretazione e dalla valutazione di uno stimolo, ossia da un processo di attribuzione di senso e valore. Le emozioni sono quindi considerate come modelli di esperienza acquisiti, costituiti da prescrizioni e apprendimenti sociali, storicamente situati e strutturati sulla base del sistema di credenze, dell’ordine morale, delle norme sociali e del linguaggio, propri di una particolare comunità e variabili come qualsiasi altro fenomeno culturale.

L'antropologia mi ha insegnato ad approcciarmi alle persone con attenzione e cura, per allontanare l'attidudine critico-distruttiva che mi ha "donato" il mio contesto culturale e religioso. Eppure fallisco, cadendo nella trappola delle emozioni.

"Ascolta il corpo". "Mettiti in sintonia con le tue emozioni". "Cosa senti?", sto già figurando la scena. I luminari della psiche e delle emozioni consiglierebbero una sana conversazione con il sé ed il complesso emotivo per far emergere luci e ombre, costitutive della vita. So che hanno ragione, ma qualcosa mi impedisce di prendere seria-mente in considerazione queste esort(azioni). E finisco per comprimere ed osservare con freddezza ciò che fino ad un momento fa mi colpiva, realizzando però che questa non è la via da perseguire...

usare "il proprio il corpo come strumento privilegiato di ricerca"

Cantare la morte. per un’antropologia che spezza i cuori.
academia.edu
By presenting the main disciplinary debates on emotions, this article aims, first, to rethink the limits of the classical anthropological ap

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3 years ago

probabilmente questa cosa non farà ridere nessuno ma la devo condividere, perchè mi ha fatta troppo ridere.

Sto trascrivendo un’intervista *antropologimagicosa*, e nel riascoltare il mio intervistato, tipo stra-intellettuale, composto, equilibrato con le parole, ad un certo punto dice vecchi anziché anziani. Ora, non so perché trovo divertente questo, forse sarà stato questo dosato e (in)consapevole cambio di registro, la sua tranquillità nel switchare da «vecch-» ad «anziani». Per certo la mia ilarità non dipende dallo schernire il mio intervistato…Boh, ora sto cercando di capire perché lo trovo spassoso, indagando il tutto con quel fare da “pensatrice illuminista che ho a volte” e… trovo che non mi faccia più ridere.

💖Che palle che sono💖

Probabilmente Questa Cosa Non Farà Ridere Nessuno Ma La Devo Condividere, Perchè Mi Ha Fatta Troppo
Probabilmente Questa Cosa Non Farà Ridere Nessuno Ma La Devo Condividere, Perchè Mi Ha Fatta Troppo
3 years ago

New word of the day “progressive rock”.

(anche se sinceramente in italiano suona meglio “rock progressivo”).

3 years ago

11 giugno

riflessioni & memorandum

Bazzicando tra i blog, presenti su tumblr, sto realizzando che questo social ha del potenziale, per comprendere l’epoca contemporanea.

Le retoriche generali descrivono la nostra società composta da individui immersi in un flusso di superficialità e vacuità, che “stanno sempre a presso a quei social”. Secondo me, però, ci sono spazi in cui si costruiscono e si definiscono nuovi modi di fare umanità, come qui su tumblr. É un “luogo” prolifico per sperimentare ed entrare in contatto con una nuova umanità, diversa da come la descrivono i media.

Entrando in contatto con i contenuti condivisi e postati dalle persone, come ad esempio i pensieri, le suggestioni, i progetti, i ricordi, gli stralci di vita: si delinea una rappresentazione umana che sfida la logica comune. Se instagram è una vetrina di immagini, tumblr è quella delle “istantanee interiori”. Si accede ad un nuovo modo di rappresentare l’esistenza umana.

Tutto ciò mi fa riflettere e trovo delle affinità con la pratica antropologica.

Mi spiego meglio.

Quando l'antropologo intervista, entra in contatto con una realtà intima e personale. Inizia a chiedere al “partner intellettuale” una miriade di cose: come mai questo, come mai quell’altro. Insomma è un rompiscatole. Questo non per perversioni o sinistre attitudini, ma per la seguente motivazione: nel dialogo e nell’incontro con l’altro si comprende e si sviscera una tematica a partire dal punto di vista degli attori sociali; quello dell’esperienza. Di conseguenza, nel caso tumblr, nell’approcciarmi ai blog di queste persone; attraverso l'interrogazione dei loro contenuti si scardina quell’assunto con cui ho aperto questo post: la frivolezza della nostra epoca.

Arrivo così alla seguente conclusione: questa epoca non è superficiale, semplicemente è troppo frenetica e non trova i tempi e le pazienze per gli ascolti in profondità…

ps: se stai leggendo e hai un blog su tumblr, giuro che non ti ho usato per i miei svalvo(la)-menti antropologici.

3 years ago

giustificazioni\farneticazioni\spiegazioni.

Vivere ed essere un (bravo) cittadino in un pueblo trinacriese:

- Da ripetere sempre a se stessi: " É colpa dello stato". / "Ma quale Stato? "/ " ...lo stato!";

- Né a X né a Y né a Z sarà mai mostrata fedeltà;

- Osserva individuo 1, individuo 2, invididuo 3, casualmente sono gentili e premurosi, ma lasciano strani santini autorappresentativi. "Ma che vorranno dire, ah?";

- Guarda un po', sta 'sdilluviando', c'è la tempesta!? Destino è;

- Favori e agevolazioni, certo, ma con le penne degli altri;

- "Civiltá, annegamento dei valori e dei principi", "E che vuoi da me, ah?";

- Il colore da preferire è il bianco, un po' come il nero sta bene su tutto;

- "Immobilitismo, astensionismo, qualunquismo. Figli dello stesso padre sono, padre bastardo, lo so"... "Ma tanto che posso fare?". "Io mani legate ho";

- "Come dicevano 'l'antichi' "? / "Mors tua vita mea";

- "Io rido a pensare queste cose, ma piango".

Esercizio per casa, leggi il passo precedente come se fosse un monologo recitato da "il Dottore" di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

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|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

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