23:59 12/07/21

23:59 12/07/21

Buonasera!

Grazie per la risposta. La attendevo ansiosamente ed è stato molto interessante leggerla. L'ho letta più volte per assicurarmi di aver colto al meglio il contenuto, spero di esserci riuscito anche se ammetto di non sentirmi alla tua altezza su queste tematiche perché è innegabile e palpabile il fatto che hai studiato molto, sull'argomento ne sai di gran lunga più di me. Devi sapere che io non ho svolto nessuno studio in materia. Ho solo una piccolissima infarinatura sulla psicologia perché ho letto un paio di libricini, non particolarmente impegnativi. Abbi pazienza nei miei confronti, te ne prego, sono solo una persona curiosa e che sta nutrendo puro interesse per questi temi, accoglimi come se fossi un tuo allievo.

Mi hai chiesto cosa ne penso a riguardo le logiche duali. Beh io credo che sia del tutto umano purtroppo, io stesso sento di avere queste tendenze. Parlo di tendenze ma credo che una mente educata ed istruita secondo una sana etica morale può tranquillamente contrastare senza sfociare in atteggiamenti barbari e ignoranti. Una cosa che non condivido a pieno (sicuramente per ignoranza, vorrai perdonarmi) è associarla esclusivamente alla cultura occidentale. Dal mio punto di vista questa logica è adottata da tutte le culture, africane, orientali e native americane, per lo meno da quel che mi pare di vedere, penso che nella storia più recente sicuramente quella occidentale ha prevalso in maniera selvaggia e senza scrupoli sulle altre. Ma comunque sia vorrei capirci meglio sull'argomento, se avresti qualche testo da consigliarmi (ovviamente non particolarmente impegnativo perché sono ignorante) lo accetto volentieri.

Volevo ringraziare inoltre l'utente Nusta che ha scritto cose davvero molto interessanti! Ho letto molto volentieri anche le sue considerazioni ed ho apprezzato tantissimo il fatto che abbia citato il contenuto di un libro. Se mi leggi, mi piacerebbe sapere anche la tua in merito su queste tematiche, sempre se ti va e se ti interessa (e sempre se posterai questo "ask").

Concludo augurandomi di essermi esposto bene e con la speranza di non averti annoiato o innervosito. Attendo con ansia una tua risposta!

Lettore anonimo SB.

Ciao Lettore anonimo SB,

Non annoi. Per me è sempre interessante discutere e ragionare con le persone. Inoltre, come ti avevo detto nella risposta di prima, non considerarmi chissà che. Non lo dico per fare la finta umile, odio le ipocrisie. Sono più per vederla in un rapporto alla pari, per scambiarci reciprocamente informazioni e punti di vista.

L’associavo all’Occidente, perché a me non piace parlare attraverso generalizzazioni. Ti citavo l’Occidente perché molti autori, che ho incontrato nel mio percorso accademico, mi hanno fatto arrivare a queste conclusioni. Penso alla mia tesi di laurea triennale, su un frate francescano spagnolo vissuto nel primo trentennio del 1500. Questo frate doveva diffondere in Messico i precetti religiosi cristiani. Giustamente gli indigeni locali non conoscevano lo spagnolo, e così usò le immagini sacre (madonne, cristi, scene della Bibbia) per facilitare l’indottrinamento religioso. Capisci bene la violenza a cui sono stati posti? E l’asimmetria di questo rapporto. Ovvio che non voglio santificare o guardare con pietismo i non-occidentali, ma se guardo a come si sono consumati i rapporti tra le due parti… sicuramente una parte prevale sull’altra.

E poi, non tutte le culture hanno le nostre stesse idee, concetti, modi di fare... possibilmente siamo “noi Occidentali” a introdurre nuovi elementi. Ripenso, ad esempio, allo studio dell’antropologo Maurice Leenhardt, che tra i Kayapo in Brasile, mostrava che non esisteva nella lingua locale il concetto di corpo:

«il corpo non è oggettivato in un dispositivo concettuale: nella loro lingua, manca un termine specifico per definire il “corpo” individuale che viene indicato come la “carne di qualcuno" (Pizza G., 2005, Antropologia medica. Saperi, pratiche e politiche del corpo)».

Non so se anche gli extra-occidentali la vedono così, adottano le stesse logiche.

Ad aggiornarci, ciau!

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3 years ago

23:18 21/07/21

Buonasera carissima appuntidicampo! Qui il tuo lettore anonimo SB!

Innanzi tutto ti volevo ringraziare per aver dedicato del tempo a me e alle argomentazioni che ti ho proposto. Mi scuso se la mia risposta non è arrivata tempestiva ma ho avuto modo di leggere solo in giornata.

Riguardo la tesi devo dire che sei stata molto chiara a esporre la tua opinione e i fatti accaduti a quei poveracci degli indigeni che hanno avuto la sfortuna di approcciarsi alla cultura occidentale. Mi fa riflettere che l'arrivo degli occidentali nel "nuovo continente" ha portato solo danni alle civiltà già presenti sotto diversi punti di vista: psicologici, fisici, ambientali e soprattutto culturali, distruggendo buona parte di indentità a varie civiltà. Mi domando se gli Occidentali avessero avuto un approccio più alla pari e pacifico come sarebbe il mondo adesso...

Non vedo la tecnologia in maniera negativa, ha un'utilità indiscutibile nel mondo odierno e probabilmente nel futuro sarà ancora più utile, forse troppo... Credo che forse la tecnologia ci stia viziando troppo, abbiamo bisogno di meno energie mentali per trovare una soluzione a un problema, basta chiedere a Google e probabilmente trovi la soluzione, è sicuramente un vantaggio in termini di tempo certo, ma, a mio modestissimo ed ignorante parere, non è di aiuto per la nostra indipendenza. Percepisco che ormai il telefono sia come una estensione del nostro corpo ed ho il timore che in futuro possa diventare sempre peggio. Nei bambini ho l'impressione che un telefono o un tablet possa sostituire una cesta dei giochi, almeno è quello che ho notato secondo la mia esperienza, non credo sia qualcosa di positivo... Insomma ci sono tantissime problematiche evidenti che riguardano l'utilizzo inappropriato della tecnologia. Credo che in futuro le cose non miglioreranno e temo che le persone mano a mano diventeranno sempre meno autonome e più isolate. Mi auguro che un giorno questo problema venga affrontato in maniera più incisiva perché ho l'impressione che se ne parli troppo poco e anzi, ne venga spronato sempre più l'utilizzo. Spero che gli adulti di domani se ne rendano conto e che si cerchi un modo per trovare un equilibrio con l'utilizzo della tecnologia. Sinceramente a me pensare a quello che ci aspetterà in futuro un po' mi spaventa...

Concludo ringraziandoti nuovamente e augurandoti una buona serata. Ti ringrazio per il consiglio e provvederò a procurarmi il libro, ti terrò aggiornata in merito! Xoxo

Lettore anonimo SB

Lettore anonimo SB

Scusami per l'attesa. Questo scambio “epistolare”, credo che di qui a poco, si trasformerà in una rubrica come quelle che avevano gli intellettuali nei giornali del secolo scorso. Dopo questo parallelismo molto cringy-centrico: vado dritta al sodo.

Sì. Esatto. L’impatto è stato devastante. Ti aggiungo che a me rimase impressa la lezione su Cristoforo Colombo che quando sbarcò nelle Americhe iniziò a nominare tutto, come nel caso delle Bahamas che ribattezzò come “San Salvador”, senza essersi chiesto se quei luoghi avessero un nome. Che arrogante! Per dirti che la violenza non è solo fisica, ma è pervasiva…

Non ti posso che dare ragione sul fronte tecnologia. Interessante che la associ ad uno strumento che lobotomizza le nostre capacità intellettuali e creative. Non avevo provato a vederla così. La metafora del telefono come estensione del proprio corpo è molto ricorrente negli studi tra antropologia e oggetti. Ci serviamo degli oggetti ma anche gli oggetti si servono di noi, entrano silenziosamente nelle nostre vite e scandiscono i ritmi della quotidianità (se leggerai Etnografie in bottiglia troverai approfonditi questi punti. Ah ma com'é finita?)

Le criticità che sollevi mi danno da riflettere. È innegabile che i tempi vanno avanti e ciò che era positivo per un passato non è che debba esserlo per un presente: l’uomo è un essere in continuo movimento e non può sempre piegare il presente al passato. Penso a chissà quante cose del passato mi sono persa che non ho potuto vivere (tu infatti mi citi la cesta dei giochi, etc.) Ma ciò che è bene per me, non lo è per l’altro. Mi viene da chiederti: hai creato momenti in cui far conoscere a tua sorella, non so, il modo in cui passavi tu il tempo da piccolo? Facendole vedere come giocavi? O la lasci in balia della tecnologia?

A presto caro lettore Anonimo SB.

...ma “SB” cosa simboleggia?

2 years ago

È quello che è?

O è quello che dovrebbe essere?


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3 years ago

“sei una cvetina, una cvetina, una cvetina” -

3 years ago

14.29 || 10 luglio

esperi-menti senza vivisezioni

prima di trovare risposte    e t n o c e n t r i c h e    e che rischierebbero di mandare alla malora i 5 anni di antropologia, mi chiedo: come mai le persone scelgono di seguire la via della non-azione, preferendo stanziarsi nel lamento continuo? Oppure si dovrebbe ri-pensare, radical-mente, la definizione di azione?


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3 years ago

Gente che usa termini del gerco antropologico in maniera decisamente poco consona >

Nessuno

Proprio nessuno

Io:

Gente Che Usa Termini Del Gerco Antropologico In Maniera Decisamente Poco Consona >

apriti un manuale, fratellí.

...solo io "sclero" a vuoto?


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3 years ago

| Barbero-gate |

Incuriosita dai meme e dal mio Instagram invaso dal Barbero-gate, che ha coinvolto lo storico e divulgatore italiano Alessandro Barbero, ho proceduto a documentarmi.

Cosa è successo?

Il 21 ottobre Silvia Francia, giornalista del quotidiano italiano La Stampa, intitola la sua intervista con Barbero: “Le donne secondo Barbero: “Sono insicure e poco spavalde, così hanno meno successo”, [come si legge sotto].

| Barbero-gate |

Il passo "incriminato" dell’intervista è questo:

Silvia Francia: “Barbero, arrivando a oggi, come mai, secondo lei, le donne faticano tanto non solo ad arrivare al potere, ma anche ad avere pari retribuzione o fare carriera?”.

Alessandro Barbero: "Premesso che io sono uno storico e che quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non il presente o futuro, posso rispondere da cittadino che si interroga sul tema. Di fronte all'enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant’anni , viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pensa di chiedersi se ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. E’ possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che servono ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per questa ipotesi, nella vita quotidiana si rimarcano spesso differenze fra i sessi. E c'è chi dice: "Se più donne facessero politica, la politica sarebbe migliore". Ecco, secondo me, proprio per questa diversità fra i due generi".

Ho letto il passo più e più volte, cercando di comprendere cosa avesse detto Barbero per essere investito dalla gogna mediatica che sta avendo luogo sulle varie piattaforme social. È evidente che le parole di Barbero sono state strumentalizzate, per creare notizia (si noti che per accedere all'articolo integrale si deve pagare, ChIsSa PeRChè!1!11!). Se si legge con attenzione Barbero, nel riferire la risposta sta cercando di dare un’ipotesi a ciò che la giornalista ha chiesto. Infatti c’è un punto interrogativo, ma a quanto pare è passato inosservato.

Nelle lezioni di “Metodologia della ricerca etnografica” mi hanno insegnato che quando si costruisce una scaletta di domande si devono evitare domande tendenziose. La giornalista ha posto una domanda tendenziosa-mente, in quanto ha rintracciato già lei uno svantaggio che determina a vita le donne: “le donne faticano tanto”, limitando 'quell'ulteriore' che nasce dal dialogo con l'altro. Io mi sarei chiesta: “Come mai in questo momento storico si discute e si chiama in causa la donna principalmente se ci sono di mezzo questioni di genere?”.

Lo so che viviamo in un sistema sociale organizzato a tal punto che l’uomo è incentivato a esserlo, lo riconosceva già Flaubert che scriveva della disperazione provata da Madame Bovary (1856) nel scoprire che aveva partorito una bambina:

Partorì una domenica alle sei, al levar del sole.

«È una bambina!» disse Charles.

Emma voltò la testa e svenne.

Ad esempio, quando andavo al liceo prendevo l'autobus e notavo che gli autisti erano tutti uomini oppure all’Università che tra i più illustri prof. la maggior parte erano uomini, come tra l'altro sono gli autori che ho studiato nei vari esami. A questo punto non ci vuole un ipotetico "Barbero-alphaman" a far emergere eventuali “differenze strutturali”. C’è un intero sistema organizzato a mantenere e riprodurre asimmetrie di ruolo. Al contempo, però, non posso che guardare critica-mente alla narrazione che descrive il rapporto donna-uomo nel mio contesto culturale e sociale. Non posso permettermi di accettare di riassumerlo attraverso il patriarcato, in quanto ci sono poche occasioni di dibattito critico nelle quali si chiede come si vive il patriarcato o che cosa significa nella quotidianità. Si danno soluzioni preconfezionate, senza chiamare in causa le singole esistenze. Secondo me, il patriarcato non dovrebbe essere né una 'soluzione' né un punto di arrivo, ma un punto di partenza, ovvero? Se c’è questo squilibro uomo-donna iniziamo a capire come viene vissuto e rappresentato a livello esperienziale, per chi lo vive. Chiedendosi ad esempio: come mai in Sicilia si rintracciano poche donne che lavorano per le autolinee? Oppure come mai nelle aule universitarie il pensiero antropologico con cui vengono formati gli/le studenti/studentesse è un sapere prodotto da uomini?

Io non capisco perché sia diventato così ‘automatico’ esprimersi senza aver prima chiesto agli attori sociali; oppure senza aver analizzato a sufficienza le categorie con cui pensiamo il rapporto uomo-donna.

Sitografia

https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/10/21/news/le-donne-secondo-barbero-sono-insicure-e-poco-spavalde-cosi-hanno-meno-successo-1.40833395(intervista Silvia Francia)


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3 years ago
C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)
C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)

C'hai un cervello che dipinge di nero pure il latte. (Véronique Vendell, sorella di Isolina)

C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)
C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)

Ho mandato in galera un bruto […] Di fronte alla verità, non guardo in faccia nessuno. E poi ti dirò un cosa che quando un uomo vive come vive. Insomma. È brutto dentro vuol dire che è brutto anche fuori. (Monica Vitti, Isolina Pantó)

~ La supertestimone, 1971.

3 years ago

Illuminato dalle parole del tuo blog ti propongo una riflessione:

Qual è la natura e quali sono le origini dello Scetticismo?

Mh, interessante e ti ringrazio per questa domanda.

Secondo me la spiegazione è da ricercare a due livelli: uno culturale e uno esperienziale. Mi spiego meglio. Da un lato lo scetticismo potrebbe essere una condizione "creata" dal tuo contesto culturale, ovvero: si tratta di un costrutto culturale e sociale. Dall'altro lato invece potrebbe essere un atteggiamento che si ricava attraverso le esperienze della vita quotidiana.

Non so se trovi coerenza nella mia risposta. Forse potrei essere andata totalmente fuori tema, ma ho seguito l'istinto dato che era una domanda abbastanza generale ahah.

3 years ago

Bisogna cercare di inventare nuove tecniche – che siano irriconoscibili – che non assomiglino a nessuna operazione precedente. Per evitare così la pueri­lità e il ridicolo. Costruirsi un mondo proprio, con cui non siano possibili confronti. Per cui non esista­no precedenti misure di giudizio. Le misure devono essere nuove, come la tecnica.

Teorema, 1968, Pier Paolo Pasolini.


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3 years ago

Aneddoti profani da inserire nel curriculum di una studentessa di antropologia:

✔Leggere uno pseduo harmony/young adult vibes, che si ispira a sviluppare il vissuto personale di una nota coppia di antrostar del secolo scorso.

Un esempio esplicativo?

[Segue quello della coppia durante un amplesso con finalità riproduttive:]

Aneddoti Profani Da Inserire Nel Curriculum Di Una Studentessa Di Antropologia:

Ma un antropologo potrebbe mai parlare così...?

È da riscrivere.

Aneddoti Profani Da Inserire Nel Curriculum Di Una Studentessa Di Antropologia:

Ecco. Ora va già meglio.

Vabbè deficienze a parte, Euforia di Lili King é stata una lettura curiosa, blasfema, ma interessante perché permette di umanizzare gli e le antropologhe (per me sono dei semidei) e di avvicinarsi alla comprensione di alcune peculiarità del "mestiere".


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  • divieto-di-sosta
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|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

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