Aneddoti profani da inserire nel curriculum di una studentessa di antropologia:
✔Leggere uno pseduo harmony/young adult vibes, che si ispira a sviluppare il vissuto personale di una nota coppia di antrostar del secolo scorso.
Un esempio esplicativo?
[Segue quello della coppia durante un amplesso con finalità riproduttive:]
Ma un antropologo potrebbe mai parlare così...?
È da riscrivere.
Ecco. Ora va già meglio.
Vabbè deficienze a parte, Euforia di Lili King é stata una lettura curiosa, blasfema, ma interessante perché permette di umanizzare gli e le antropologhe (per me sono dei semidei) e di avvicinarsi alla comprensione di alcune peculiarità del "mestiere".
In questo corpo che è affetto dall’amore, dall’ira, dalla cupidigia, dalla paura, dalla pigrizia, dalla gelosia, dalla separazione da ciò che si ama, dall’unione con ciò che non si ama, dalla fame, dalla sete, dalla vecchiaia, dalla morte, dalla malattia, dalle afflizioni: come si potrebbe trarre piacere?
...Ep(pure)...
Osservazioni dissacranti
Ad una vecchia lezione di antropologia del patrimonio una mia prof. esordì: "Vabbè ma tanto è tutta una ricostruzione. Nessuno studioso è veramente originale".
Lì per lì quella frase non ebbe chissà quale presa, oggi invece capisco il senso di quelle parole.
Se fino ad un certo punto sono stata toccata da quella fallacia che un po' chi studia antropologia conosce: sentirsi di appartenere ad una cerchia di studiosi che stanno portando chissà quali teorie e chissà quali sguardi innovativi.
Poi però capisci che in realtà sei semplicemente il prodotto di un sistema di pensiero, di un marketing personalizzato, di un aggregamento di cerchie e "cose" suggerite. In tutto questo puoi comunque trovare due consolazioni:
1. aveva ragione Margareth Mead quando sosteneva "Always remember that you are absolutely unique. Just like everyone else"
2. ciò che farà la differenza sarà il mondo in cui le esistenze incamerano, utilizzano e si servono degli strumenti concettuali e delle risorse che gli offre il loro contesto culturale.
Nessuna “cosa” è data per natura. Questa si presenta “così” poiché tutta la realtà che la circonda è artificio e intenzione. Tutto, infatti, è soggetto a un’operazione di disciplinamento e forgiamento. Assodato questo, esplora quella cosa concentradoti non sul “perché è data”, ma “come è data”.
sbagliando si imparerebbe: così è se vi pare
Continuo a non afferrare come certe forme di umanità, che si dispiegano su questa realtà, si mostrino così poco avezze allo scambio equo di punti di vista e di visioni differenti sulla realtà...................... perché è così deviante accettare e ascoltare forme di pensiero diverso o contrastante?............................................... perché l'emozione dovrà sempre prevalere sulla razionalità?
Come mai si rintracciano poche cantautrici italiane?
Il mondo dei sentimenti e delle emozioni è raccontato in maniera frequente dagli uomini, penso a De Andé, Guccini, Battiato, etc. La mia domanda non è mossa da rivendicazioni femministe - per amor del cielo - la sfera affettiva è una questione esistenziale e universale. Nell’ascolto dei brani scritti da questi, rintraccio che:
1) riescono a cogliere ed intepretare, magistralmente, la condizione umana;
2) ma la narrazione si snoda secondo una prospettiva maschile.
Ascoltare De André che parla di amore è un’esperienza che non pensavo potesse essere, emotivamente, destabilizzante. Il modo in cui ha impostato la melodia, fa sì che ci sia immedesimazione tra testo e suono. C’è, però, qualcosa che manca e che non mi permette di empatizzare a pieno... e che si riconduce alla domanda di apertura...
Non cerco, ovviamente, l’emotività femminile nei brani di De Andrè. Ascoltarlo mi ha fatto realizzare che, a livello generale, mancano donne cantaurici così d’impatto..........
O forse: sono io che sono stata “inculcata” a considerare soltanto questi come interpreti anziché volgere lo sguardo altrove?
"Diari'' di campo
Margaret Mead, Sto proprio bene e resisto al clima con lodevole coraggio.
Alfred Métraux, Scrivo queste righe sdraiato nel mio sacco e illuminato da una stenta candela
Claude Lévi-Strauss, Mi sembrò che i problemi che mi tormentavano potessero fornire materia per un lavoro teatrale.
Paul Rabinow, Il mondo era diviso in due: quelli che avevano fatto ricerca sul campo e quelli che non favevano fatta
giustificazioni\farneticazioni\spiegazioni.
Vivere ed essere un (bravo) cittadino in un pueblo trinacriese:
- Da ripetere sempre a se stessi: " É colpa dello stato". / "Ma quale Stato? "/ " ...lo stato!";
- Né a X né a Y né a Z sarà mai mostrata fedeltà;
- Osserva individuo 1, individuo 2, invididuo 3, casualmente sono gentili e premurosi, ma lasciano strani santini autorappresentativi. "Ma che vorranno dire, ah?";
- Guarda un po', sta 'sdilluviando', c'è la tempesta!? Destino è;
- Favori e agevolazioni, certo, ma con le penne degli altri;
- "Civiltá, annegamento dei valori e dei principi", "E che vuoi da me, ah?";
- Il colore da preferire è il bianco, un po' come il nero sta bene su tutto;
- "Immobilitismo, astensionismo, qualunquismo. Figli dello stesso padre sono, padre bastardo, lo so"... "Ma tanto che posso fare?". "Io mani legate ho";
- "Come dicevano 'l'antichi' "? / "Mors tua vita mea";
- "Io rido a pensare queste cose, ma piango".
Esercizio per casa, leggi il passo precedente come se fosse un monologo recitato da "il Dottore" di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
prossimo work life goals:
🔸️mettersi fuori da Zara indagare la sua estetica, rappresentazione, incorporazione.