| Autenticità Di Contesto |

| Autenticità di contesto |

Ogni tanto mi capita di leggere “doc", "100 % originale" o altri sinonimi che certificano l'unicità di un prodotto o di un tratto culturale, etc,.

(come leggo qui) >>

| Autenticità Di Contesto |
| Autenticità Di Contesto |

La mia reazione è all’incirca questa:

| Autenticità Di Contesto |
| Autenticità Di Contesto |

Da sempre l’uomo ha vissuto in un contesto in cui si è “mischiato” ed ha definito, artificiosa-mente e artificial-mente, ciò che lo contraddistingue. Ad esempio, sul finire del Cinquecento la storiografia occidentale documenta uno dei più celebri incontri culturali, quello tra le Americhe e i conquistadores. Ne Indios, cinesi, falsari: le storie del mondo nel Rinascimento (2016) di Giuseppe Marcocci viene raccontato che durante l’evangelizzazione delle popolazioni indigene messicane, i frati hanno voluto iscrivere la storia messicana nel quadro di una più ampia storia ecclesiastica, provvidenziale e globale dell’umanità, andando a mescolare le diverse tradizioni locali per creare un quadro di autenticità storica. Marcocci evidenzia però che nello scrivere riguardo alle genealogie e storie dei mexica (oggi aztechi): c'è una buona dose di incongruenza metodologica e storica.

Se considerate questo esempio fin troppo âgé ne propongono uno più recente. L’antropologo americano Ralph Linton nelle lezioni di Antropologia culturale (anche il mio prof. lo fece) era solito proporre questo esempio (Aime):

«Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente. [...]

Andando a fare colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con delle monete che sono un’antica invenzione della Lidia. Al ristorante viene a contatto con tutta una nuova serie di elementi presi da altre culture: il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina; il suo coltello è di acciaio, lega fatta per la prima volta nell’India del Sud, la forchetta ha origini medioevali italiane, il cucchiaio è un derivato dell’originale romano. Prende il caffè, pianta abissina, con panna e zucchero. Sia l’idea di allevare mucche che quella di mungerle ha avuto origine nel vicino Oriente, mentre lo zucchero fu estratto in India per la prima volta. Dopo la frutta e il caffè, mangerà le cialde, dolci fatti, secondo una tecnica scandinava, con il frumento, originario dell’Asia minore […]. Quando il nostro amico ha finito di mangiare, si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un’abitudine degli indiani d’America, consumando la pianta addomesticata in Brasile o fumando la pipa, derivata dagli indiani della Virginia, o la sigaretta, derivata dal Messico. Può anche fumare un sigaro, trasmessoci dalle Antille, attraverso la Spagna. Mentre fuma legge le notizie del giorno, stampate in un carattere inventato dagli antichi semiti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento inventato in Germania. Mentre legge i resoconti dei problemi che si agitano all’estero, se è un buon cittadino conservatore, con un linguaggio indo-europeo, ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per cento americano».

Dalla mia narrazione sembrerebbe evidente il tipo di scenario che si prospetta per considerare il concetto di “autentico”, cioè ritenendolo un costrutto, inventato dalle culture:

«Spesso siamo convinti che gran parte di ciò che utilizziamo sia il frutto della “nostra” cultura e della “nostra” società e siamo restii ad accettare che invece si tratta del risultato di lunghi e continui scambi (Marco Aime)».

(!) Questa prospettiva non mi soddisfa del tutto, è pur sempre un pensiero evidente a livello teorico, ma difficile da attuare in una realtà caratterizzata dall’esclusività del tratto. Allo stato attuale, é più agevole riuscire a costruire l’unicità, anziché provare a de-costruirla. Parlare di processi di omogeneizzazione culturale o di reciproca influenza, sotto certi punti di vista, è un'eresia. Per cui ancor prima di mostrare una certa irritazione nell'uso del termine "vero" dovrei iniziare a ricostruire quel discorso che si intesse intorno a questo concetto dato che è fortemente vivo nelle pratiche, no?

More Posts from Appuntidicampo and Others

2 years ago

...che poi per cavarsela basta semplicemente non esserci.


Tags
3 years ago
C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)
C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)

C'hai un cervello che dipinge di nero pure il latte. (Véronique Vendell, sorella di Isolina)

C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)
C'hai Un Cervello Che Dipinge Di Nero Pure Il Latte. (Véronique Vendell, Sorella Di Isolina)

Ho mandato in galera un bruto […] Di fronte alla verità, non guardo in faccia nessuno. E poi ti dirò un cosa che quando un uomo vive come vive. Insomma. È brutto dentro vuol dire che è brutto anche fuori. (Monica Vitti, Isolina Pantó)

~ La supertestimone, 1971.

3 years ago
Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.

Piero: Buonasera.

Vittoria: Sera.

Piero: Cosa stavi scrivendo?

Vittoria: Traduco un po' di roba dallo spagnolo.

Piero: Ah! E come si dice in spagnolo che vorrei salire da te?

Vittoria: Si dice che non puoi. Brutta lingua lo spagnolo, eh.

Piero: Io non capisco perché dobbiamo perdere il tempo così.

Vittoria: Neanch'io.

Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.

Piero: Buonasera.
Piero: Buonasera.

L'Eclisse, 1962, Michelangelo Antonioni


Tags
3 years ago

|| In realtà è... non so guardare i film ||

Su “consiglio” di Spotify ho visto Femina Ridens, film thriller drammatico del 1969.

[La Trama] Il dottor Sayer, direttore di un istituto filantropico, in seguito a un trauma infantile è cresciuto col terrore dell'amplesso: teme che la donna si comporti, in amore, come la femmina di certi scorpioni, che uccide il maschio con cui s'è accoppiata. Il complesso ha fatto di lui un seviziatore di donne a pagamento: il macabro gioco si svolge, ogni fine settimana, nel suo appartamento, attrezzato con ogni sorta di strumenti di tortura. Un giorno, venutagli a mancare una delle sue solite "vittime" coglie l'occasione di una visita della segretaria, Mary, per ridurre la donna in suo potere. Torturandola, minacciandola ad ogni istante di morte e mostrandole le "prove" di precedenti "delitti", Sayer spinge Mary a tentare il suicidio. Da quel momento, però, qualcosa nell'uomo comincia a cambiare: sul punto di ucciderla davvero, s'accorge di essersi innamorato di lei, la quale è pronta a ricambiarlo. Dopo averle confessato di non avere mai ucciso nessuno, Sayer si getta fra le sue braccia ma, come aveva sempre temuto, per lui quell'atto sarà davvero fatale. Per Mary, invece, che recitando a perfezione la parte di vittima innocente, si era deliberatamente sostituita ad una delle solite donne di Sayer, la sua morte non sarà che l'ultimo di una serie di trionfi sugli uomini (Il cinematografo, https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/femina-ridens/22728/)

[Oltre il film] Ad aver catturato la mia attenzione è stata la rappresentazione del rapporto uomo-donna, tra Mary Erkström e il dottor Sayer. È un film che vorrebbe, forse, far riflettere sul modo di essere donna e uomo nella società di fine anni ’60. L’uomo è virilità, potenza, indipendenza mentre la donna è ingenuità, é un essere indifeso, carico di sensualità ed erotismo. Gli unici momenti in cui i ruoli vengono messi in discussione sono quando Sayer mostra la sua fragilità nell'innamorarsi di lei; e nel trionfo di Mary che si vendica e si emancipa da quella situazione reclutando lo stesso apparato concettuale del dottor Sayer: atteggiamenti da despota violento e suprematista, infatti è simbolica la sua frase: “Impara a vendicarti e distruggerli, giocando al loro stesso gioco. Vedrai come è piacevole”.

|| In Realtà è... Non So Guardare I Film ||
|| In Realtà è... Non So Guardare I Film ||

Secondo me il film mette in mostra “ciò che si dice sull'uomo e sulla donna in società". Riconosco che qua sta il punto di forza. La mia postura da studentessa però mi porta a essere polemica, in particolare sul finale: perché Mary ha ucciso il dottor Sayer? Perché poi consiglia di attuare la violenza? Non si poteva costruire una narrazione alternativa e proficua?

Il film ha collegamenti con la nostra contemporaneitá, non a caso il nostro tempo ha come focus: comprendere il funzionamento del rapporto uomo-donna, il ruolo della donna nella società, la sua emancipazione, il boicottaggio del patriarcato o il revival del “sesso debole”. Ad esempio, guardando alla contemporaneità ripenso al testo Cercando Rispetto (2005) dell’antropologo americano Philippe Bourgois che nel descrivere l’emancipazione delle donne del barrio di East Harlem, notava che la loro battaglia era declinata secondo parametri patriarcali. Le donne lottavano quotidianamente per ottenere assistenza per sé e per i privilegi, per conquistare posizioni di rilievo nell’economia underground della strada. Queste donne resistevano al dominio degli uomini uccidendo i propri mariti o rifiutando convivenze basate sul terrore. Bourgois ha voluto portare in evidenzia quelle contraddizioni insite nel processo di empancipazione. Ció mi spinge a chiedermi: si è destinati in eterno a soccombere alla logica win-lose e a replicare gli atteggiamenti da cui si cerca di prendere le distanze?

A me questo film ha lasciato molte perplessitá, soprattutto dal punto di vista del contenuto. Forse questa mia indisposizione nasce dal mio essere fin troppo impregnata di studi, invece dovrei inquadrare il film nella sua epoca storica e culturale. Ma ritorno sempre lì. Nonostante siano passati più di cinquant’anni il rapporto uomo-donna continua ad essere declinato attraverso il darwinismo sociale...

E mi convinco sempre di più che a cambiare non devono essere le persone, ma gli immaginari e le rappresentazioni.


Tags
3 years ago

| Le strade catanesi |

Sono ferma ad osservare, con anomalo interesse, “la crepa”(scusate, ma il mio vocabolario è sprovvisto di certi tecnicismi) nella strada, conosciuta dai miei concittadini come l’opera di “cattiva amministrazione”... sono in Sicilia, nel regno dell’immobilitismo, ma vi risparmio la filippica, vetusta quanto il complesso Stonehengiano…

Questa "crepa" mi permette di collegarmi al contenuto di una lezione di Geografia in Università, sul ruolo dell’essere umano nel modificare il paesaggio... realizzando che anche la natura procede in questa direzione, intervenendo nella trasformazione degli spazi. Anche se aldilà della bellezza visiva: mi chiedo cosa vuole comunicare questa ri-appropriazione?

| Le Strade Catanesi |

Tags
4 years ago

Illuminato dalle parole del tuo blog ti propongo una riflessione:

Qual è la natura e quali sono le origini dello Scetticismo?

Mh, interessante e ti ringrazio per questa domanda.

Secondo me la spiegazione è da ricercare a due livelli: uno culturale e uno esperienziale. Mi spiego meglio. Da un lato lo scetticismo potrebbe essere una condizione "creata" dal tuo contesto culturale, ovvero: si tratta di un costrutto culturale e sociale. Dall'altro lato invece potrebbe essere un atteggiamento che si ricava attraverso le esperienze della vita quotidiana.

Non so se trovi coerenza nella mia risposta. Forse potrei essere andata totalmente fuori tema, ma ho seguito l'istinto dato che era una domanda abbastanza generale ahah.

3 years ago

| Patine e saponi |

Se c’è una cosa che ho imparato frequentando questa esistenza: è la capacità posseduta dall'essere umano nel trovare i difetti e le storture altrui per sentirsi migliore. Ho realizzato questo nel momento in cui ho osservato sotto una luce diversa le pagine Instagram che si occupano di “svelare” le falle nella rappresentazione estetica di instagram-models, beauty-stars e influencers.

Da sempre le culture sono interessate a forgiare i corpi in determinate forme ed estetiche. Ad esempio, Francesco Remotti in Cultura sul corpo analizza in maniera dettagliata le pratiche di cura e controllo sui corpi, dato che

«l’essere umano può / deve essere plasmato; […] essendo [...] una sostanza malleabile, simile a “cera”, esso richiede un intervento che gli dia “forma” e “figura” […] l’intervento plasmatore, reso necessario dalla mancanza di forma originaria, è in quanto tale di tipo estetico: ha a che fare immediatamente con la “bellezza” (2015, 5)».

Queste pagine sono solite accostare il termine ‘bellezza’ a quello di 'falso'. Reinventano l’acqua calda in buona sostanza, ma il punto non è questo. Ciò che mi incuriosisce è la loro organizzazione, 'mission’ e leitmotiv.

Il meccanismo di funzionamento consiste nel mostrare il prima/dopo, la fotopostata/realtà, il ieri/oggi di un soggetto (nella maggior parte dei casi si tratta di donne) per far realizzare che tutto è un artefatto, creato dagli interventi chirurgici, dai giochi di luci, dalle angolazioni e da Photoshop.

| Patine E Saponi |
| Patine E Saponi |

(immagini a scopo illustrativo)

La comunicazione adottata da queste pagine è d’impatto, in quanto si affidano ad un silenzioso gioco di potere insito nella riproduzione dell'immagine dell'altro. Dal punto di vista teorico e antropologico, un’immagine non è «soltanto un prodotto di un determinato mezzo», è anche un «prodotto del nostro io, nel quale generiamo immagini personali (sogni, immaginazione e percezioni) che interagiscono con le altre immagini del mondo visibile (Belting 2001, 10)» ed inoltre le immagini dipendono da due «atti simbolici»: «l’atto della fabbricazione e l’atto della percezione (Belting 2001, 11)». Da queste basi, lo spettatore viene, inconsapevolmente, guidato a osservare e sentire l'altro attraverso le sue finzioni, i suoi "difetti" e le sue "deformazioni ", che vengono evidenziate e cerchiate. Ciò comporta una demonizzazione dell'immagine dell'altro, come mostrano i commenti lasciati sotto ai post.

Qualcuno potrebbe risentirsi dalle mie posizioni sostenendo che queste pagine hanno un potere “salvifico”, in quanto ci ricordano che la perfezione non appartiene a noi umani; che la realtà è un’altra oppure che non vogliono screditare quel soggetto rappresentato. Certo è nobile questa operazione di smascheramento e di messa in critica degli idealtipi estetici propinati dal mio contesto culturale, ma a questo punto mi chiedo: 1) come mai il discorso di accettazione personale deve passare attraverso la deturpazione dell’immagine altrui?; 2) perchè non pensare di creare attività volte alla conoscenza delle ragioni e delle motivazioni che spingono i soggetti a ricorrere a quella presentazione?

Bibliografia

Belting H., 2001, Antropologia delle immagini

Eco U., 2004, Storia della bellezza

Remotti F., 2015, Cultura sul corpo


Tags
2 years ago

¿Qué pasa? // Contamin(a)zioni

Ore 08:16. Via indipendenza. Bologna. Mi vedo passare un rider (presubilmente Asia meridionale) è spiccicato Lucio Dalla nella copertina dell'album del '79.

Ore 8:25. Via Irnerio. Sempre Bologna. Sto aspettando il bus e accanto a me c'è un ragazzo, sulla 30ina, azzardo Africa del Nord, è identico ad Antonello Venditti in Le cose della vita '75.

In questo scenario mi chiedo cosa é una differenza culturale? Non è che questa esiste, ancor prima nell'effettivo, a livello astratto? Ha ancora senso parlare di mondi e culture diverse nell'era del contagio culturale agile?

Starò sognando? Mi pizzico il braccio. No.


Tags
3 years ago

Per i contadini, lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte. Non importa quali siano le sue formule politiche, la sua struttura, i suoi programmi. I contadini non li capiscono, perché è un altro linguaggio dal loro, e non c'è davvero nessuna ragione perché li vogliano capire. La sola possibile difesa, contro lo Stato e contro la propaganda, è la rassegnazione, la stessa cupa rassegnazione, senza speranza di paradiso, che curva le loro schiene sotto i mali della natura.

Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli

Loading...
End of content
No more pages to load
  • comeilsoletramonta
    comeilsoletramonta liked this · 3 years ago
  • 11-cis-retinale
    11-cis-retinale liked this · 3 years ago
  • bastachefunzioni
    bastachefunzioni liked this · 3 years ago
  • appuntidicampo
    appuntidicampo reblogged this · 3 years ago
  • sisif-o
    sisif-o reblogged this · 3 years ago
  • appuntidicampo
    appuntidicampo reblogged this · 3 years ago
  • appuntidicampo
    appuntidicampo reblogged this · 3 years ago
  • appuntidicampo
    appuntidicampo reblogged this · 3 years ago
  • appuntidicampo
    appuntidicampo reblogged this · 3 years ago
  • sisif-o
    sisif-o reblogged this · 3 years ago
  • sisif-o
    sisif-o liked this · 3 years ago
  • appuntidicampo
    appuntidicampo reblogged this · 3 years ago
appuntidicampo - appunti di campo
appunti di campo

|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

148 posts

Explore Tumblr Blog
Search Through Tumblr Tags