| (Im)preparazione |
Cercavo di riflettere sul fenomeno del ghosting — Baudelaire sicuramente lo assocerebbe al «mal du siècle» — con questo termine si designano quelle sparizioni improvvise di persone con le quali si sta insieme o si sta iniziando un periodo di conoscenza.
Leggo spesso che la causa dell’atteggiamento del «fantasma» sia lo scarso interesse. A mio avviso questa interpretazione potrebbe essere una parziale verità. Per me le questioni sono molto più sfaccettate e complesse.
Non dovrebbe tanto essere una questione da declinare in queste forme: è nella cultura e nei modi di fare dell’uomo o della donna a farli agire così, perché sono essenzialmente degli idioti. Questa è semplicemente una giustificazione. È un po’ come quando — estremizzo — in passato gli antropologi interpretavano le usanze considerate “astruse” di alcune popolazioni, in virtù del fatto che fosse nella loro cultura, pertanto non indagavano criticamente quella pratica.
Se una persona “sparisce” la si giustifica. Invece perché non si inizia a far presente che il nostro secolo è impreparato e non sufficientemente pronto a relazionarsi con l’altro...?!
Non sono i rapporti a non essere più profondi, ma sono le condizioni presenti che permettono e legittimano comportamenti da “egoisti” e “irresponsabili”. Non è la persona di per sé cattiva perché dà indifferenza è l’interno sistema che glielo permette. Ad esempio, nel mio contesto culturale alcune interazioni possono svolgersi in contesti virtuali e le app su cui si può interagire delineano scenari in cui puoi non rispondere o puoi sparire senza dare una giustificazione all’altr*. Ciò lo si può riscontrare nei meccanismi del “visualizzato", "letto", "consegnato", "notifica a comparsa", "segna come da leggere". Diciamo che si svilupperebbe uno scenario in cui viene favorito l'atteggiamento di totale mancanza di responsabilità nei confronti dell’emotività e sensibilità altrui. Perché i creatori delle app di messaggistica decidono di inserire queste diciture?
Orbene, sto declinando la questione da un punto di vista essenzialmente culturale, in termini di come il mio contesto sociale rappresenta e mette in scena uno dei tanti modo di sviluppare le interazioni umane. Credo per cui che si dovrebbe iniziare a ragionare in maniera più approfondita su certi meccanismi di interazione sociale così “ovvi” e “naturali”.
Ps: Mi piacerebbe davvero conoscere il punto dei vista dei “fantasmin*”.
Quando non si è soddisfatti di sé stessi ci si fa psicologi; quando non si è soddisfatti della propria società ci si fa sociologi; quando non si è soddisfatti di sé stessi e della propria società, ci si fa antropologi
Margaret Mead
|| keep it in case of an emergency ||
Condivido appieno i tuoi pensieri sulla normalizzazione della diversità attraverso la vendita di bambole raffiguranti ragazze che deviano da quelli che sono i comuni canoni estetici. Non posso però fare a meno di avvertire il rischio che si tratti di un'operazione prettamente commerciale, con l'obiettivo di vendere *anche* a quelle bambine che non sono né bianche né bionde. Tu cosa ne pensi?
Ciao @11-cis-retinale, grazie per la condivisione del tuo punto di vista😊.
Hai perfettamente ragione, sotto un aspetto si tratta di "un'operazione prettamente commerciale", perché queste bambole sono pur sempre un prodotto della e per la società consumista. C'è comunque da aggiungere che, al di là del fatto in sé, queste bambole rappresentano e veicolano messaggi culturali. È lì che, secondo me, diventano funzionali e smettono di essere mera "merce".
1 agosto 2021 || Savonarola & predica-menti
Sto leggendo Tristi tropici di Claude Lévi-Strauss, testo pilastro del pensiero antropologico. Avrei dovuto leggerlo in triennale, ma ho sempre rimandato. Mi era stato riferito che il pensiero dell’autore era troppo complicato e spigoloso. In effetti quando diedi antropologia culturale, non mi piacque molto studiare lo strutturalismo, corrente a cui appartiene l’antropologo.
Comunque, prendo il testo e rimango colpita dal suo modo di scrivere: raffinato, elegante e saturo di parole. Devo ancora finirlo, ciononostante Lévi-Strauss mi sta dando da riflettere.
Perché non incontro intellettuali e studiosi che osservano e interpretano la contemporaneità in maniera così perspicace? A me non interessa che la mia vicina di casa si interroghi, ad esempio, sulla ripercussione sociale dell’esistenza di centri commerciali nella manciata di pochi kilometri, per Dio (!) Ma quando arriverà qualcuno che parlerà di ciò che conta, anziché crogiolarsi nella fatuità cronica?
Se conosci qualcuno (magari così cool come Lévi-Strauss da giovane, vedi sotto) fammi sapere.
Lettore anonimo SB buonasera,
Ho ragionato sulle questioni che mi hai sottoposto.
1. argomento tesi: sicuramente le immagini avevano un potere e veicolavano un linguaggio. I frati francescani le usavano perché si erano resi conto che queste avevano del potenziale ai fini dell'evangelizzazione. Anche perché lo scoglio principale nel rendere gli indigeni dei bravi e ubbidienti cattolici era proprio di tipo linguistico. Si pensava così che le immagini potessero accorciare i tempi. Infatti, le immagini sacre erano dei dispostivi per rendere concreti e tangibili i concetti astratti della religione cattolica. Certamente è stata una violenza nei confronti degli indigeni, pensa a questo scenario: viene uno dal nulla e sbum ti dice che devi convertirti, brucia e distrugge i tuoi idoli, quello in cui credi, le tue statue, i feticci, per imporre qualcosa che tu non hai i mezzi concettuali per capire. Non perché sei poco intelligente, ma perché è qualcosa di estraneo al tuo contesto culturale e religioso. Tra l'altro questi frati hanno pure distrutto un sacco di manoscritti sacri, artistici. AAAAA. Io non ci voglio nemmeno pensare, mi sento un'angoscia dentro solo a pensarci. C'è comunque una parte tra questi indigeni che cercò di "reagire". Alcuni tra loro entrarono nelle grazie dei missionari francescani, lavorando nelle scuole come artisti e pittori per realizzare i dipinti sacri. I casi però erano davvero pochi. Anche perché c'era molto sfruttamento e razzismo da parte degli spagnoli e dei frati.
2. La questione che mi poni sulla tecnologia mh, guarda io ti consiglierei di leggere Etnografia in Bottiglia di Roberta Bonetti. È un bellissimo libro che racconta come l'antropologo entra nei contesti scolastici. In particolare una tematica che emerge è proprio quella della tecnologia. Sicuramente i cellulari, i pc, i tablet hanno un impatto nella nostra vita. Ma dobbiamo sempre criticarli? L'antropologa, facendo ricerca tra i ragazzi e gli adolescenti, più che demonizzare questi apparecchi ci invita inanzitutto a vedere come vedono e vivono la tecnologia gli adolescenti, per spronare ad un uso più consapevole. Quale saranno i disagi degli adulti di domani mh chiedo a te: come mai pensi questo? Perché la declini al negativo?
Non so se ti possa bastare o che trovi le mie risposte esaustive.
14/07/21 20:05
Buonasera appuntidicampo! Qui il tuo lettore anonimo SB.
Mi sono preso un po' di tempo per leggere la tua risposta con calma per poterti rispondere con attenzione in modo da potermi esporre al meglio la mia idea.
La tua tesi di laurea triennale mi sembra molto interessante e dall'esempio che hai apportato devo dire che non sono rimasto particolarmente meravigliato dal fatto che da parte di alcuni esponenti religiosi cristiani, pur di arrivare all'indottrinamento religioso, abbiano addottato dei mezzi così futili come delle immagini, d'altronde è risaputo che ci sono stati metodi molto più brutali e violenti pur di arrivare allo scopo, ma questo penso sia un altro discorso di cui potremmo parlarne per giorni. Volevo però sapere di più a riguardo all'esempio che mi hai citato. Come hanno accolto inizialmente gli indigeni le informazioni che gli venivano passate? Hanno accolto di loro spontanea volontà la fede Cristiana?
Il mio punto di vista comunque sul rapporto tra occidentali e il resto del globo rimane quello che ti ho citato nel "ask" precedente, che rimane comunque abbastanza concorde con il tuo. Gli occidentali hanno avuto in passato la tendenza di prevalere e schiacciare le altre culture e temo che sia tutt'ora così, anche se probabilmente il tutto viene camuffato un pochino di più. La cosa mi fa pensare a un'altra caratteristica dell'essere umano. Essere più sviluppati a livello tecnologico lo fa sentire superiore agli altri, anche se, a mio umilissimo parere da persona totalmente ignorante in materia, ho l'impressione che ci renda meno autosufficienti... Eccolo un altro argomento che mi piacerebbe approfondire e sapere cosa ne pensi tu e cosa dicono i tuoi studi sull'antropologia: spesso osservo la mia sorellina, ci passiamo 13anni, attualmente ora lei ne ha 10. Ho l'impressione che la tecnologia le stia offuscando parecchio la mente sulla percezione della realtà, ma ho notato osservando gli altri bambini suoi coetanei che purtroppo è un problema molto frequente. Mi chiedevo, quali saranno i disagi culturali e sociali degli adulti di domani? In antropologia sono stati fatti degli studi in merito, delle previsioni? Spero sia chiara la domanda e di aver sollevato un quesito che sia inerente alla tua materia di studi.
In conclusione, volevo chiederti se ti trovi bene a scambiarci opinioni tramite degli ask anonimi. Se preferisci ti posso contattare in privato e continuiamo i nostri confronti lì. Per favore però non dirmi "vedi te per me è uguale" e lasciare a me la scelta, il blog è il tuo ed ho il timore che i miei ask possano contaminare secondo la tua percezione lo stile del tuo blog.. grazie per la tua attenzione e buona serata!
Lettore anonimo SB
Ciao Lettore anonimo SB,
E' sempre un piacere leggerti e che trovi tempo per articolare al meglio i tuoi pensieri. Tranquillo, non contamini, i tuoi contributi "abbeliscono" e arricchiscono il mio blog, stimolando alla riflessione.
Con la tua risposta, sollevi molteplici questioni che richiedono tempo e studi, adesso non ho risposte. Spero che comprenderai: ti aggiornerò nei giorni successivi o sennò sentiti libero di contattarmi in privato, per una risposta più immediata e fluida. Anche se, ritengo che sia produttivo e interessante creare dibattiti pubblici, per coinvolgere un bacino più ampio di gente, come è stato nel post sulla vittoria italiana del campionato europeo.
Ag aggiornar(c)i.
riflessioni & memorandum
Bazzicando tra i blog, presenti su tumblr, sto realizzando che questo social ha del potenziale, per comprendere l’epoca contemporanea.
Le retoriche generali descrivono la nostra società composta da individui immersi in un flusso di superficialità e vacuità, che “stanno sempre a presso a quei social”. Secondo me, però, ci sono spazi in cui si costruiscono e si definiscono nuovi modi di fare umanità, come qui su tumblr. É un “luogo” prolifico per sperimentare ed entrare in contatto con una nuova umanità, diversa da come la descrivono i media.
Entrando in contatto con i contenuti condivisi e postati dalle persone, come ad esempio i pensieri, le suggestioni, i progetti, i ricordi, gli stralci di vita: si delinea una rappresentazione umana che sfida la logica comune. Se instagram è una vetrina di immagini, tumblr è quella delle “istantanee interiori”. Si accede ad un nuovo modo di rappresentare l’esistenza umana.
Tutto ciò mi fa riflettere e trovo delle affinità con la pratica antropologica.
Mi spiego meglio.
Quando l'antropologo intervista, entra in contatto con una realtà intima e personale. Inizia a chiedere al “partner intellettuale” una miriade di cose: come mai questo, come mai quell’altro. Insomma è un rompiscatole. Questo non per perversioni o sinistre attitudini, ma per la seguente motivazione: nel dialogo e nell’incontro con l’altro si comprende e si sviscera una tematica a partire dal punto di vista degli attori sociali; quello dell’esperienza. Di conseguenza, nel caso tumblr, nell’approcciarmi ai blog di queste persone; attraverso l'interrogazione dei loro contenuti si scardina quell’assunto con cui ho aperto questo post: la frivolezza della nostra epoca.
Arrivo così alla seguente conclusione: questa epoca non è superficiale, semplicemente è troppo frenetica e non trova i tempi e le pazienze per gli ascolti in profondità…
ps: se stai leggendo e hai un blog su tumblr, giuro che non ti ho usato per i miei svalvo(la)-menti antropologici.
Aneddoti profani da inserire nel curriculum di una studentessa di antropologia:
✔Leggere uno pseduo harmony/young adult vibes, che si ispira a sviluppare il vissuto personale di una nota coppia di antrostar del secolo scorso.
Un esempio esplicativo?
[Segue quello della coppia durante un amplesso con finalità riproduttive:]
Ma un antropologo potrebbe mai parlare così...?
È da riscrivere.
Ecco. Ora va già meglio.
Vabbè deficienze a parte, Euforia di Lili King é stata una lettura curiosa, blasfema, ma interessante perché permette di umanizzare gli e le antropologhe (per me sono dei semidei) e di avvicinarsi alla comprensione di alcune peculiarità del "mestiere".