Comprendere Vuol Dire Ridurre Un Tipo Di Realtà A Un Altro; Che La Realtà Vera Non è Mai La Più Manifesta:

Comprendere vuol dire ridurre un tipo di realtà a un altro; che la realtà vera non è mai la più manifesta: e che la natura del vero traspare già nella cura che mette a nascondersi.

C. Lévi-Strauss, Tristi Tropici.

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3 years ago

Your blog is so lovely...have a nice day, honey :)))

Grazie troppo gentile ^.^ Il tuo nick e il tuo humor: fantastici ahahah

2 years ago

Ehy tu.

Sì proprio tu.

Accomodati.

Ehy Tu.
Ehy Tu.


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2 years ago
Pietro: Non Essere Scema. Eri Sola, è Vero, Senza Soldi, Senza Lavoro, E Ti Disperavi, Ma A Me Non Facevi
Pietro: Non Essere Scema. Eri Sola, è Vero, Senza Soldi, Senza Lavoro, E Ti Disperavi, Ma A Me Non Facevi

Pietro: Non essere scema. Eri sola, è vero, senza soldi, senza lavoro, e ti disperavi, ma a me non facevi pietà. Io non ho mai sentito, guardandoti, nessuna pietà. Ho sempre sentito, guardandoti, una grande allegria. E non ti ho sposato perché mi facevi pietà. Del resto, se uno dovesse sposare tutte le donne che gli fanno pietà, starebbe fresco. Metterebbe su un harem.

Giuliana: Già. Questo è vero. E perché mi hai sposato, se non mi hai sposato per pietà?

Pietro: Ti ho sposato per allegria. Non lo sai, che ti ho sposato per allegria? Ma sì. Lo sai benissimo.

Giuliana: Mi hai sposato perché ti divertivi con me, e invece ti annoiavi con tua madre, tua sorella, e la zia Filippa?

Pietro: Mi annoiavo a morte.

Giuliana: Lo credo, povero Pietro!

Pietro: Adesso sei tu che hai pietà di me?

Giuliana: Però non è che dovevi stare sempre con loro? Andavi in giro, viaggiavi, avevi ragazze?

Pietro: Certo. Viaggiavo, andavo in giro, e avevo ragazze.

Giuliana: Ragazze noiose.

Pietro: Ragazze.

Giuliana: E io? Io perché ti ho sposato?

Pietro: Per i soldi?

Giuliana: Anche per i soldi.

Pietro: Credo che uno si sposa sempre per una ragione sola [...] ed è quella che importa.

Giuliana: Allora io non l’ho ancora ben capita questa ragione, per me.

Pietro: Non mi hai detto: Sposami, sennò chi mi sposa?

Giuliana: Sì, e be’?

Pietro: Be’, non era questa la ragione? Che volevi avere un marito? Comunque fosse? Chiunque?

Giuliana: Chiunque. Sì.

(Ti ho sposato per allegria, 1967)


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3 years ago

Lettore anonimo SB buonasera,

Ho ragionato sulle questioni che mi hai sottoposto.

1. argomento tesi: sicuramente le immagini avevano un potere e veicolavano un linguaggio. I frati francescani le usavano perché si erano resi conto che queste avevano del potenziale ai fini dell'evangelizzazione. Anche perché lo scoglio principale nel rendere gli indigeni dei bravi e ubbidienti cattolici era proprio di tipo linguistico. Si pensava così che le immagini potessero accorciare i tempi. Infatti, le immagini sacre erano dei dispostivi per rendere concreti e tangibili i concetti astratti della religione cattolica. Certamente è stata una violenza nei confronti degli indigeni, pensa a questo scenario: viene uno dal nulla e sbum ti dice che devi convertirti, brucia e distrugge i tuoi idoli, quello in cui credi, le tue statue, i feticci, per imporre qualcosa che tu non hai i mezzi concettuali per capire. Non perché sei poco intelligente, ma perché è qualcosa di estraneo al tuo contesto culturale e religioso. Tra l'altro questi frati hanno pure distrutto un sacco di manoscritti sacri, artistici. AAAAA. Io non ci voglio nemmeno pensare, mi sento un'angoscia dentro solo a pensarci. C'è comunque una parte tra questi indigeni che cercò di "reagire". Alcuni tra loro entrarono nelle grazie dei missionari francescani, lavorando nelle scuole come artisti e pittori per realizzare i dipinti sacri. I casi però erano davvero pochi. Anche perché c'era molto sfruttamento e razzismo da parte degli spagnoli e dei frati.

2. La questione che mi poni sulla tecnologia mh, guarda io ti consiglierei di leggere Etnografia in Bottiglia di Roberta Bonetti. È un bellissimo libro che racconta come l'antropologo entra nei contesti scolastici. In particolare una tematica che emerge è proprio quella della tecnologia. Sicuramente i cellulari, i pc, i tablet hanno un impatto nella nostra vita. Ma dobbiamo sempre criticarli? L'antropologa, facendo ricerca tra i ragazzi e gli adolescenti, più che demonizzare questi apparecchi ci invita inanzitutto a vedere come vedono e vivono la tecnologia gli adolescenti, per spronare ad un uso più consapevole. Quale saranno i disagi degli adulti di domani mh chiedo a te: come mai pensi questo? Perché la declini al negativo?

Non so se ti possa bastare o che trovi le mie risposte esaustive.

14/07/21 20:05

Buonasera appuntidicampo! Qui il tuo lettore anonimo SB.

Mi sono preso un po' di tempo per leggere la tua risposta con calma per poterti rispondere con attenzione in modo da potermi esporre al meglio la mia idea.

La tua tesi di laurea triennale mi sembra molto interessante e dall'esempio che hai apportato devo dire che non sono rimasto particolarmente meravigliato dal fatto che da parte di alcuni esponenti religiosi cristiani, pur di arrivare all'indottrinamento religioso, abbiano addottato dei mezzi così futili come delle immagini, d'altronde è risaputo che ci sono stati metodi molto più brutali e violenti pur di arrivare allo scopo, ma questo penso sia un altro discorso di cui potremmo parlarne per giorni. Volevo però sapere di più a riguardo all'esempio che mi hai citato. Come hanno accolto inizialmente gli indigeni le informazioni che gli venivano passate? Hanno accolto di loro spontanea volontà la fede Cristiana?

Il mio punto di vista comunque sul rapporto tra occidentali e il resto del globo rimane quello che ti ho citato nel "ask" precedente, che rimane comunque abbastanza concorde con il tuo. Gli occidentali hanno avuto in passato la tendenza di prevalere e schiacciare le altre culture e temo che sia tutt'ora così, anche se probabilmente il tutto viene camuffato un pochino di più. La cosa mi fa pensare a un'altra caratteristica dell'essere umano. Essere più sviluppati a livello tecnologico lo fa sentire superiore agli altri, anche se, a mio umilissimo parere da persona totalmente ignorante in materia, ho l'impressione che ci renda meno autosufficienti... Eccolo un altro argomento che mi piacerebbe approfondire e sapere cosa ne pensi tu e cosa dicono i tuoi studi sull'antropologia: spesso osservo la mia sorellina, ci passiamo 13anni, attualmente ora lei ne ha 10. Ho l'impressione che la tecnologia le stia offuscando parecchio la mente sulla percezione della realtà, ma ho notato osservando gli altri bambini suoi coetanei che purtroppo è un problema molto frequente. Mi chiedevo, quali saranno i disagi culturali e sociali degli adulti di domani? In antropologia sono stati fatti degli studi in merito, delle previsioni? Spero sia chiara la domanda e di aver sollevato un quesito che sia inerente alla tua materia di studi.

In conclusione, volevo chiederti se ti trovi bene a scambiarci opinioni tramite degli ask anonimi. Se preferisci ti posso contattare in privato e continuiamo i nostri confronti lì. Per favore però non dirmi "vedi te per me è uguale" e lasciare a me la scelta, il blog è il tuo ed ho il timore che i miei ask possano contaminare secondo la tua percezione lo stile del tuo blog.. grazie per la tua attenzione e buona serata!

Lettore anonimo SB

Ciao Lettore anonimo SB,

E' sempre un piacere leggerti e che trovi tempo per articolare al meglio i tuoi pensieri. Tranquillo, non contamini, i tuoi contributi "abbeliscono" e arricchiscono il mio blog, stimolando alla riflessione.

Con la tua risposta, sollevi molteplici questioni che richiedono tempo e studi, adesso non ho risposte. Spero che comprenderai: ti aggiornerò nei giorni successivi o sennò sentiti libero di contattarmi in privato, per una risposta più immediata e fluida. Anche se, ritengo che sia produttivo e interessante creare dibattiti pubblici, per coinvolgere un bacino più ampio di gente, come è stato nel post sulla vittoria italiana del campionato europeo.

Ag aggiornar(c)i.

3 years ago

|| In realtà è... non so guardare i film ||

Su “consiglio” di Spotify ho visto Femina Ridens, film thriller drammatico del 1969.

[La Trama] Il dottor Sayer, direttore di un istituto filantropico, in seguito a un trauma infantile è cresciuto col terrore dell'amplesso: teme che la donna si comporti, in amore, come la femmina di certi scorpioni, che uccide il maschio con cui s'è accoppiata. Il complesso ha fatto di lui un seviziatore di donne a pagamento: il macabro gioco si svolge, ogni fine settimana, nel suo appartamento, attrezzato con ogni sorta di strumenti di tortura. Un giorno, venutagli a mancare una delle sue solite "vittime" coglie l'occasione di una visita della segretaria, Mary, per ridurre la donna in suo potere. Torturandola, minacciandola ad ogni istante di morte e mostrandole le "prove" di precedenti "delitti", Sayer spinge Mary a tentare il suicidio. Da quel momento, però, qualcosa nell'uomo comincia a cambiare: sul punto di ucciderla davvero, s'accorge di essersi innamorato di lei, la quale è pronta a ricambiarlo. Dopo averle confessato di non avere mai ucciso nessuno, Sayer si getta fra le sue braccia ma, come aveva sempre temuto, per lui quell'atto sarà davvero fatale. Per Mary, invece, che recitando a perfezione la parte di vittima innocente, si era deliberatamente sostituita ad una delle solite donne di Sayer, la sua morte non sarà che l'ultimo di una serie di trionfi sugli uomini (Il cinematografo, https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/femina-ridens/22728/)

[Oltre il film] Ad aver catturato la mia attenzione è stata la rappresentazione del rapporto uomo-donna, tra Mary Erkström e il dottor Sayer. È un film che vorrebbe, forse, far riflettere sul modo di essere donna e uomo nella società di fine anni ’60. L’uomo è virilità, potenza, indipendenza mentre la donna è ingenuità, é un essere indifeso, carico di sensualità ed erotismo. Gli unici momenti in cui i ruoli vengono messi in discussione sono quando Sayer mostra la sua fragilità nell'innamorarsi di lei; e nel trionfo di Mary che si vendica e si emancipa da quella situazione reclutando lo stesso apparato concettuale del dottor Sayer: atteggiamenti da despota violento e suprematista, infatti è simbolica la sua frase: “Impara a vendicarti e distruggerli, giocando al loro stesso gioco. Vedrai come è piacevole”.

|| In Realtà è... Non So Guardare I Film ||
|| In Realtà è... Non So Guardare I Film ||

Secondo me il film mette in mostra “ciò che si dice sull'uomo e sulla donna in società". Riconosco che qua sta il punto di forza. La mia postura da studentessa però mi porta a essere polemica, in particolare sul finale: perché Mary ha ucciso il dottor Sayer? Perché poi consiglia di attuare la violenza? Non si poteva costruire una narrazione alternativa e proficua?

Il film ha collegamenti con la nostra contemporaneitá, non a caso il nostro tempo ha come focus: comprendere il funzionamento del rapporto uomo-donna, il ruolo della donna nella società, la sua emancipazione, il boicottaggio del patriarcato o il revival del “sesso debole”. Ad esempio, guardando alla contemporaneità ripenso al testo Cercando Rispetto (2005) dell’antropologo americano Philippe Bourgois che nel descrivere l’emancipazione delle donne del barrio di East Harlem, notava che la loro battaglia era declinata secondo parametri patriarcali. Le donne lottavano quotidianamente per ottenere assistenza per sé e per i privilegi, per conquistare posizioni di rilievo nell’economia underground della strada. Queste donne resistevano al dominio degli uomini uccidendo i propri mariti o rifiutando convivenze basate sul terrore. Bourgois ha voluto portare in evidenzia quelle contraddizioni insite nel processo di empancipazione. Ció mi spinge a chiedermi: si è destinati in eterno a soccombere alla logica win-lose e a replicare gli atteggiamenti da cui si cerca di prendere le distanze?

A me questo film ha lasciato molte perplessitá, soprattutto dal punto di vista del contenuto. Forse questa mia indisposizione nasce dal mio essere fin troppo impregnata di studi, invece dovrei inquadrare il film nella sua epoca storica e culturale. Ma ritorno sempre lì. Nonostante siano passati più di cinquant’anni il rapporto uomo-donna continua ad essere declinato attraverso il darwinismo sociale...

E mi convinco sempre di più che a cambiare non devono essere le persone, ma gli immaginari e le rappresentazioni.


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3 years ago

| Patine e saponi |

Se c’è una cosa che ho imparato frequentando questa esistenza: è la capacità posseduta dall'essere umano nel trovare i difetti e le storture altrui per sentirsi migliore. Ho realizzato questo nel momento in cui ho osservato sotto una luce diversa le pagine Instagram che si occupano di “svelare” le falle nella rappresentazione estetica di instagram-models, beauty-stars e influencers.

Da sempre le culture sono interessate a forgiare i corpi in determinate forme ed estetiche. Ad esempio, Francesco Remotti in Cultura sul corpo analizza in maniera dettagliata le pratiche di cura e controllo sui corpi, dato che

«l’essere umano può / deve essere plasmato; […] essendo [...] una sostanza malleabile, simile a “cera”, esso richiede un intervento che gli dia “forma” e “figura” […] l’intervento plasmatore, reso necessario dalla mancanza di forma originaria, è in quanto tale di tipo estetico: ha a che fare immediatamente con la “bellezza” (2015, 5)».

Queste pagine sono solite accostare il termine ‘bellezza’ a quello di 'falso'. Reinventano l’acqua calda in buona sostanza, ma il punto non è questo. Ciò che mi incuriosisce è la loro organizzazione, 'mission’ e leitmotiv.

Il meccanismo di funzionamento consiste nel mostrare il prima/dopo, la fotopostata/realtà, il ieri/oggi di un soggetto (nella maggior parte dei casi si tratta di donne) per far realizzare che tutto è un artefatto, creato dagli interventi chirurgici, dai giochi di luci, dalle angolazioni e da Photoshop.

| Patine E Saponi |
| Patine E Saponi |

(immagini a scopo illustrativo)

La comunicazione adottata da queste pagine è d’impatto, in quanto si affidano ad un silenzioso gioco di potere insito nella riproduzione dell'immagine dell'altro. Dal punto di vista teorico e antropologico, un’immagine non è «soltanto un prodotto di un determinato mezzo», è anche un «prodotto del nostro io, nel quale generiamo immagini personali (sogni, immaginazione e percezioni) che interagiscono con le altre immagini del mondo visibile (Belting 2001, 10)» ed inoltre le immagini dipendono da due «atti simbolici»: «l’atto della fabbricazione e l’atto della percezione (Belting 2001, 11)». Da queste basi, lo spettatore viene, inconsapevolmente, guidato a osservare e sentire l'altro attraverso le sue finzioni, i suoi "difetti" e le sue "deformazioni ", che vengono evidenziate e cerchiate. Ciò comporta una demonizzazione dell'immagine dell'altro, come mostrano i commenti lasciati sotto ai post.

Qualcuno potrebbe risentirsi dalle mie posizioni sostenendo che queste pagine hanno un potere “salvifico”, in quanto ci ricordano che la perfezione non appartiene a noi umani; che la realtà è un’altra oppure che non vogliono screditare quel soggetto rappresentato. Certo è nobile questa operazione di smascheramento e di messa in critica degli idealtipi estetici propinati dal mio contesto culturale, ma a questo punto mi chiedo: 1) come mai il discorso di accettazione personale deve passare attraverso la deturpazione dell’immagine altrui?; 2) perchè non pensare di creare attività volte alla conoscenza delle ragioni e delle motivazioni che spingono i soggetti a ricorrere a quella presentazione?

Bibliografia

Belting H., 2001, Antropologia delle immagini

Eco U., 2004, Storia della bellezza

Remotti F., 2015, Cultura sul corpo


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3 years ago

Movi-menti

L'emozione è un fenomeno sociale che deriva dall’interpretazione e dalla valutazione di uno stimolo, ossia da un processo di attribuzione di senso e valore. Le emozioni sono quindi considerate come modelli di esperienza acquisiti, costituiti da prescrizioni e apprendimenti sociali, storicamente situati e strutturati sulla base del sistema di credenze, dell’ordine morale, delle norme sociali e del linguaggio, propri di una particolare comunità e variabili come qualsiasi altro fenomeno culturale.

L'antropologia mi ha insegnato ad approcciarmi alle persone con attenzione e cura, per allontanare l'attidudine critico-distruttiva che mi ha "donato" il mio contesto culturale e religioso. Eppure fallisco, cadendo nella trappola delle emozioni.

"Ascolta il corpo". "Mettiti in sintonia con le tue emozioni". "Cosa senti?", sto già figurando la scena. I luminari della psiche e delle emozioni consiglierebbero una sana conversazione con il sé ed il complesso emotivo per far emergere luci e ombre, costitutive della vita. So che hanno ragione, ma qualcosa mi impedisce di prendere seria-mente in considerazione queste esort(azioni). E finisco per comprimere ed osservare con freddezza ciò che fino ad un momento fa mi colpiva, realizzando però che questa non è la via da perseguire...

usare "il proprio il corpo come strumento privilegiato di ricerca"

Cantare la morte. per un’antropologia che spezza i cuori.
academia.edu
By presenting the main disciplinary debates on emotions, this article aims, first, to rethink the limits of the classical anthropological ap

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3 years ago

La maggior parte delle volte si guida il pensiero verso lo stato di fissazione per mancanza di alternative.

3 years ago
Gian Maria Volonté E Florinda Bolkan
Gian Maria Volonté E Florinda Bolkan

Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan

Gian Maria Volonté E Florinda Bolkan
Gian Maria Volonté E Florinda Bolkan

Tu puoi essere marchesista anarchico situazionista Mao Lin Biao. Tu puoi leggere il libretto rosso, ma tu puoi fare tutto quello che vuoi! Tu non sei un cavallo! Tu sei un cittadino democratico, e io ti devo rispettare... Ma i botti terroristici, le intimidazioni, le bombe: che minchia c'entrano con la democrazia?! ~ il Dottore

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Elio Petri, 1970.

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|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

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