E s p a n s i o n i
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Ciò che dovrebbe vera-mente contare risiede nel rendere abitudine: il vivere e la sperimentazione.
Per noia leggo Il mito dell'interioritá (Jervis). Essendo cresciuta con una visione essenzialmente idealizzata e stereotipata della psicologia: scopro che questo libro decostruisce anni di lezioni e contenuti liofilizzati.
Ora ho 1234567 congetture. Nutro un forte cUlTuRal SHoCk, come quando da baby-girl, durante le lezioni sulla creazione del nostro 💗pianeta💗 non riuscivo a capire chi avesse ragione: i disonauri o la suora?
È ORA DI TIK TOK. BASTA.
Lista de-gli apprendi-menti
life disegn
counseling
from score to stories
mito dell'interiorità
Aneddoti profani da inserire nel curriculum di una studentessa di antropologia:
✔Leggere uno pseduo harmony/young adult vibes, che si ispira a sviluppare il vissuto personale di una nota coppia di antrostar del secolo scorso.
Un esempio esplicativo?
[Segue quello della coppia durante un amplesso con finalità riproduttive:]
Ma un antropologo potrebbe mai parlare così...?
È da riscrivere.
Ecco. Ora va già meglio.
Vabbè deficienze a parte, Euforia di Lili King é stata una lettura curiosa, blasfema, ma interessante perché permette di umanizzare gli e le antropologhe (per me sono dei semidei) e di avvicinarsi alla comprensione di alcune peculiarità del "mestiere".
Intellettuale engagé: «in Italia il termine è stato usato soprattutto con riferimento a letterati e artisti, o alla letteratura e all’arte, che partecipano attivamente, ideologicamente schierati, alla discussione dei problemi sociali e politici (Treccani)».
«Il mondo non è un'unica fratellanza sentimentale in cui, sotto la superficie, in realtà siamo tutti uguali. Gli individui hanno prospettive diverse, formate da interessi, storie, esperienze particolari. Se questo è vero degli individui, sarebbe strano se qualcosa del genere non valesse anche per le nazioni».
Ian Buruma
|| in-fretta-e-furia ||
Che poi... se si osserva con quella attenzione e con quel rigore scientifico: non esiste nessuna simmetria, non esiste nessun fanatismo delle e nelle forme. I rimandi esistono solo attraverso le ricomposizioni intenzionali, attraverso un meccanismo di separazione e ricostituzione del reale.
Si dovrebbe ricordare sempre che la natura, se vogliamo parlare in questi termini, sarà sempre unica per ragioni culturali, sociali e personali.
23:18 21/07/21
Buonasera carissima appuntidicampo! Qui il tuo lettore anonimo SB!
Innanzi tutto ti volevo ringraziare per aver dedicato del tempo a me e alle argomentazioni che ti ho proposto. Mi scuso se la mia risposta non è arrivata tempestiva ma ho avuto modo di leggere solo in giornata.
Riguardo la tesi devo dire che sei stata molto chiara a esporre la tua opinione e i fatti accaduti a quei poveracci degli indigeni che hanno avuto la sfortuna di approcciarsi alla cultura occidentale. Mi fa riflettere che l'arrivo degli occidentali nel "nuovo continente" ha portato solo danni alle civiltà già presenti sotto diversi punti di vista: psicologici, fisici, ambientali e soprattutto culturali, distruggendo buona parte di indentità a varie civiltà. Mi domando se gli Occidentali avessero avuto un approccio più alla pari e pacifico come sarebbe il mondo adesso...
Non vedo la tecnologia in maniera negativa, ha un'utilità indiscutibile nel mondo odierno e probabilmente nel futuro sarà ancora più utile, forse troppo... Credo che forse la tecnologia ci stia viziando troppo, abbiamo bisogno di meno energie mentali per trovare una soluzione a un problema, basta chiedere a Google e probabilmente trovi la soluzione, è sicuramente un vantaggio in termini di tempo certo, ma, a mio modestissimo ed ignorante parere, non è di aiuto per la nostra indipendenza. Percepisco che ormai il telefono sia come una estensione del nostro corpo ed ho il timore che in futuro possa diventare sempre peggio. Nei bambini ho l'impressione che un telefono o un tablet possa sostituire una cesta dei giochi, almeno è quello che ho notato secondo la mia esperienza, non credo sia qualcosa di positivo... Insomma ci sono tantissime problematiche evidenti che riguardano l'utilizzo inappropriato della tecnologia. Credo che in futuro le cose non miglioreranno e temo che le persone mano a mano diventeranno sempre meno autonome e più isolate. Mi auguro che un giorno questo problema venga affrontato in maniera più incisiva perché ho l'impressione che se ne parli troppo poco e anzi, ne venga spronato sempre più l'utilizzo. Spero che gli adulti di domani se ne rendano conto e che si cerchi un modo per trovare un equilibrio con l'utilizzo della tecnologia. Sinceramente a me pensare a quello che ci aspetterà in futuro un po' mi spaventa...
Concludo ringraziandoti nuovamente e augurandoti una buona serata. Ti ringrazio per il consiglio e provvederò a procurarmi il libro, ti terrò aggiornata in merito! Xoxo
Lettore anonimo SB
Lettore anonimo SB
Scusami per l'attesa. Questo scambio “epistolare”, credo che di qui a poco, si trasformerà in una rubrica come quelle che avevano gli intellettuali nei giornali del secolo scorso. Dopo questo parallelismo molto cringy-centrico: vado dritta al sodo.
Sì. Esatto. L’impatto è stato devastante. Ti aggiungo che a me rimase impressa la lezione su Cristoforo Colombo che quando sbarcò nelle Americhe iniziò a nominare tutto, come nel caso delle Bahamas che ribattezzò come “San Salvador”, senza essersi chiesto se quei luoghi avessero un nome. Che arrogante! Per dirti che la violenza non è solo fisica, ma è pervasiva…
Non ti posso che dare ragione sul fronte tecnologia. Interessante che la associ ad uno strumento che lobotomizza le nostre capacità intellettuali e creative. Non avevo provato a vederla così. La metafora del telefono come estensione del proprio corpo è molto ricorrente negli studi tra antropologia e oggetti. Ci serviamo degli oggetti ma anche gli oggetti si servono di noi, entrano silenziosamente nelle nostre vite e scandiscono i ritmi della quotidianità (se leggerai Etnografie in bottiglia troverai approfonditi questi punti. Ah ma com'é finita?)
Le criticità che sollevi mi danno da riflettere. È innegabile che i tempi vanno avanti e ciò che era positivo per un passato non è che debba esserlo per un presente: l’uomo è un essere in continuo movimento e non può sempre piegare il presente al passato. Penso a chissà quante cose del passato mi sono persa che non ho potuto vivere (tu infatti mi citi la cesta dei giochi, etc.) Ma ciò che è bene per me, non lo è per l’altro. Mi viene da chiederti: hai creato momenti in cui far conoscere a tua sorella, non so, il modo in cui passavi tu il tempo da piccolo? Facendole vedere come giocavi? O la lasci in balia della tecnologia?
A presto caro lettore Anonimo SB.
...ma “SB” cosa simboleggia?