Ho trovato da sempre curioso e affascinate lo studio di tutto ciò che la convenzione sociale ha etichettato nei termini di superstizione, per intenderci gatti neri, astri, lettura dei tarocchi, etc.
Procedendo negli studi universitari ho incontrato che questi temi sono stati il cavallo di battaglia di molti esponenti dell'antropologia accademica (come Evans-Pritchard, se non sai chi è "MALISSIMO", ti sto togliendo la membership dal mio blog 😈).
Ora, prendiamo in considerazione la lettura dei tarocchi. La narrazione generale reprime e ridicolizza questa pratica, però si rintraccia un numero crescente di canali yt e tiktok profiles che si dedicano a produrre contenuti e questi hanno un largo seguito.
A questo punto, sarebbe interessante approfondire i seguenti aspetti:
🔮il/la "cartomante" crea un ipotetico scenario, parlando di "cose umane", donando informazioni; 🔮modella queste in base alle aspettative del ricevente; 🔮nel costruire gli scenari ipotetici (es. amore, successo, soldi), plasma l’emotività delle persone. Questa operazione è un po’ simile al ruolo che hanno le culture, nel creare identità e formare gli individui [mi riferisco al processo di antropopoiesi, la «costruzione dell’identità umana (Remotti)»]; 🔮all'interno di questo scenario la differenza la attua il singolo. In che misura? Ordina le informazioni ricevute collegandole al suo vissuto personale. Non c'è un interesse a cogliere la veridicità delle ipotesi proposte, bensì a trovarne una logica di riscontro, un’analogia con il suo vissuto personale; 🔮Infine, credo che, questa pratica debba essere inquadrata all’interno della continua ricerca di senso degli eventi quotidiani che “succedono” nelle singole esistenze: «gli esseri umani sentono il bisogno di trovare una causa a ciò che succede (Rumiati 2000)». Dato che i singoli non sempre riescono, da sole, a comprendere delegano ad altri la responsabilità di interpretare il corso degli eventi.
Bibliografia
Evans-Pritchard E., 1937, Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande
Rumiati R., 2000, Decidere
E’ molto ricorrente che in alcuni momenti si senta l’esigenza di staccare e interrompere i rapporti con la società di partenza. Una società che ti può dare soddisfazioni, ma anche negazioni, everybody needs to take a rest (sometimes)
Cosa accadrebbe, se un nuovo resoconto agitasse le conclusioni desunte?
Jennifer Cavalleri: Senti Prepi l’ho capito che un po’ di cervello ce l’hai.
Oliver Barrett IV: Sul serio?
Jennifer Cavalleri: Certo. Hai preso una cotta per me, no?
Oliver: E’ incredibile.
Jennifer: Ah?
Oliver: Sto studiando. Sto studiando sul serio.
Jennifer: Shh. Anche io.
Oliver: Scusi. Scusa.
~ Ali MacGraw e Ryan O' Neal in Love story (1970)
probabilmente questa cosa non farà ridere nessuno ma la devo condividere, perchè mi ha fatta troppo ridere.
Sto trascrivendo un’intervista *antropologimagicosa*, e nel riascoltare il mio intervistato, tipo stra-intellettuale, composto, equilibrato con le parole, ad un certo punto dice vecchi anziché anziani. Ora, non so perché trovo divertente questo, forse sarà stato questo dosato e (in)consapevole cambio di registro, la sua tranquillità nel switchare da «vecch-» ad «anziani». Per certo la mia ilarità non dipende dallo schernire il mio intervistato…Boh, ora sto cercando di capire perché lo trovo spassoso, indagando il tutto con quel fare da “pensatrice illuminista che ho a volte” e… trovo che non mi faccia più ridere.
💖Che palle che sono💖
E s p a n s i o n i
]○[
Ciò che dovrebbe vera-mente contare risiede nel rendere abitudine: il vivere e la sperimentazione.
|| keep it in case of an emergency ||
]~[
La costituzione dell'intero avviene, inevitabil-mente, dalla ri-costituzione del complesso emotivo.
[○]
Non lasciare.
Non racchiudere.
Non permettere
a ciò che le circostanze ti mostrarono essere la porcellanza bavosa e meschina di rivelarti il presente e il futuro.